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Beppe Grillo torna a fare il comico a Palermo, ma non fa ridere

Bruciano le ultime dichiarazioni dello showman genovese in occasione del comizio del candidato sindaco a Palermo del M5S. Grillo se n’è uscito con un parallelo tra la Mafia e lo Stato (?) che ha mandato su tutte le furie i parenti delle vittime di Cosa Nostra. Un passo falso che i detrattori attendevano, dopo i recenti sondaggi che davano Grillo in gran spolvero in vista delle elezioni.
A cura di Biagio Chiariello
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Beppe Grillo torna a fare il comico a Palermo ma non fa ridere

Ha lasciato il segno, come spesso accade, l'ultimo "spettacolo" di Beppe Grillo a Palermo. Il comico genovese ha fatto la sua apparizione in una Piazza Croci strapiena, per quello che era il comizio conclusivo della campagna elettorale del candidato a sindaco del capoluogo siciliano per il Movimento cinque stelle. A onor del vero, non è che Grillo abbia parlato molto dei problemi e del futuro della città (pur sottolineando che «il cambiamento partirà dalla Sicilia, una terra che soffre particolarmente per quanto sta accadendo e saprà reagire»). Ha preferito piuttosto soffermarsi sullo scenario nazionale coi suoi soliti interventi da showman che sempre fanno discutere. Stavolta, però, il fuoco delle polemiche è divampato più ardente che mai.

La mafia non ha mai strangolato le proprie vittime, i propri clienti, si limita a prendere il pizzo. Ma qua vediamo un’altra mafia che strangola la propria vittima.

Un parallelo tra Stato (?) e Cosa Nostra che dire azzardato è riduttivo. Grillo lo ha proposto, non solo nel posto sbagliato, ma pure nel momento sbagliato. Cioè, a pochi giorni dalle elezioni, quando tutto il mondo della politica bramava un passo falso del leader dell'ipotetico terzo partito d'Italia. Le parole del comico hanno provocato la veemente reazione di tutti i familiari delle vittime e di tutti quelli che da sempre si battono contro la Mafia. A soffiare sul fuoco è stato pure il fatto che le parole di Grillo sono state pronunciate nel giorno del trentennale dell'omicidio di Pio La Torre. Lui ci scherza su: «Abbiamo candidato come sindaco Totò u curtu [Riccardo Nuti, ndr], e u Malpassotu come vicesindaco. Assistiamo a situazione drammatiche frutto di scelte che strangolano i cittadini, vere vittime».

Una vero e propria ondata di dissensi e biasimi quella che si è innalzata su Grillo. A partire dalle Claudio Fava, figlio del giornalista Pippo Fava (ucciso da Cosa Nostra nel 1984), e ora nella segreteria di SEL: «Grillo parla come un mafioso senza essere nemmeno originale. Gli stessi argomenti prima di lui li hanno già utilizzati Vito Ciancimino e Tano Badalamenti. E come l’ultimo dei mafiosi non ha nemmeno il coraggio di confrontarsi pubblicamente sulle sue patetiche provocazioni». A fare eco a Fava, oltre a tutti gli altri familiari dei morti ammazzati di Cosa Nostra, sono stati pure i lavoratori siciliani. Per Mario Filippello, segretario regionale della Cna (Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa), le «parole di Beppe Grillo sono un vero e proprio schiaffo alla storia di una regione che ha pianto grandi uomini. Non ci aspettiamo né scuse né rettifiche, il comico genovese torni a fare il buffone, l’unica cosa che sa fare bene». Le critiche a Beppe Grilo sono arrivate anche da personaggi estranei all'ambito politico. Il siciliano doc Rosario Fiorello nella sua rassegna stampa ha affermato: «Se dice certe cose vuol dire che non conosce nulla di mafia. Ammettilo Grillo hai detto una cazzata».

La replica del leader del M5S non si è fatta attendere ed è arrivata direttamente dalle pagine del suo blog:

beppe-grillo-risponde-alle-critiche

Quel che certo è che di questo polverone che ha ricoperto il blogger, ne godranno gli stessi partiti che Grillo pensava di sbeffeggiare ieri, quando alla platea palermitana ha proposto una domanda in pieno stile populista: «Cosa votate alle prossime elezioni Pdl o Pd?», ottenendo come risposta un sonoro «vaffanculo»dal pubblico.

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