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Bari, chiusa la sede di CasaPound: 35 indagati per aggressione e ricostruzione del partito fascista

I fatti si riferiscono all’aggressione del 21 settembre 2018, quando tre attivisti politici vennero feriti da militanti di CasaPound: a quel pestaggio assistette anche l’europarlamentare Eleonora Forenza. I 35 indagati devono rispondere anche dei reati di “riorganizzazione del disciolto partito fascista” e “manifestazione fascista”.
A cura di Davide Falcioni
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La magistratura di Bari ha disposto il sequestro preventivo della sede di CasaPound di Bari nell'ambito dell'inchiesta sull'aggressione del 21 settembre scorso compiuta da militanti del movimento di estrema destra nei confronti di manifestanti che avevano appena preso parte ad un corteo antifascista e antirazzista. Nell'aggressione rimasero ferite diverse persone: Giacomo Petrelli, militante di Alternativa Comunista, Antonio Perillo, assistente parlamentare dell'eurodeputata di Rifondazione Comunista Eleonora Forenza (anche lei presente al momento dell'aggressione) e Claudio Riccio, di Sinistra Italiana. Le indagini della Digos della Questura di Bari sono state coordinate dal procuratore aggiunto Roberto Rossi. Il provvedimento di sequestro è stato disposto dal gip del Tribunale di Bari Marco Galesi. Ai trentacinque indagati sono contestati i reati di "riorganizzazione del disciolto partito fascista" e "manifestazione fascista". In particolare, la Procura contesta di "aver partecipato a pubbliche riunioni, compiendo manifestazioni usuali del disciolto partito fascista e di aver attuato il metodo squadrista come strumento di partecipazione politica".

Le indagini si riferiscono ai fatti del 21 settembre scorso quando, dopo una manifestazione di protesta contro il ministro degli Interni Matteo Salvini, organizzata dai militanti dell'ex Caserma Liberata nel quartiere Libertà, tre persone furono aggredite da un gruppo di militanti neofascisti di Casapound che si erano dati appuntamento nella loro sede di via Eritrea. Eleonora Forenza, europarlamentare di Rifondazione Comunista, raccontò così quegli istanti: "Eravamo in piazza per manifestare contro il razzismo e il fascismo ed è evidente che ci sarà ancora bisogno di manifestare. Ci stavamo allontanando dalla manifestazione quando procedendo lungo via Crisanzio una ragazza di colore ci ha detto che aveva paura a tornare a casa perché davanti alla sede di Casapound c'erano decine di persone. Era con la sua bambina e abbiamo deciso di restare con lei e, in ogni caso, di proseguire su quella via cercando di evitare di passare davanti alla sede. Abbiamo però incrociato il gruppo e siamo stati aggrediti con tirapugni, catene, spranghe e altri arnesi. Io non sono rimasta ferita ma ho sangue addosso. Con me c'erano Claudio Riccio, il mio assistente parlamentare, Antonio, rimasto ferito, e altri tre ragazzi nostri amici, uno dei quali medico che ha prestato i primi soccorsi”.

Fin da subito le indagini erano andate in direzione dell'attacco premeditato, tesi che ha poi trovato riscontri oggettivi: secondo quanto ricostruito dalla procura, i militanti di Casapound si erano incontrati proprio per aggredire gli antifascisti. A incastrarli le immagini delle telecamere di sorveglianza, ma anche il materiale ritrovato nelle perquisizioni: dai manubri da palestra al busto di Benito Mussolini, dalla bandiera della X Mas al Mein Kampf di Adolf Hitler. 

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