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Barba bianca, il più terribile boia dell’Isis paga una mini tangente e torna subito libero

Abu Omer, “Barba bianca”, uno dei boia dell’Isis responsabile di decine di esecuzioni di gay e donne accusate di adulterio, era riuscito a far perdere le proprie tracce. Arrestato la settimana scorsa, è tornato in libertà dopo aver pagato una tangente di alcune migliaia di dollari agli agenti che l’avevano in custodia.
A cura di Mirko Bellis
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Abu Omer, il boia dell'Isis, mentre legge la condanna a morte
Abu Omer, il boia dell'Isis, mentre legge la condanna a morte

Abu Omer era conosciuto a Mosul con il soprannome di “Barba bianca”. Durante il regno di terrore dell'Isis aveva ordinato e preso parte a decine di esecuzioni pubbliche, comprese quelle di tanti ragazzi, “accusati” di essere omosessuali e gettati dal tetto di un edificio. Gli abitanti della città irachena – per oltre tre anni sotto il controllo degli estremisti islamici – lo ricordano mentre leggeva al microfono le condanne a morte a cui la popolazione era costretta ad assistere. Abu Omer appariva spesso anche nei filmati diffusi dal gruppo terrorista in cui venivano dilapidati o decapitati centinaia di uomini e donne considerati colpevoli di aver violato le leggi morali dell’Isis.

Il carnefice è stato arrestato la settimana scorsa proprio in quella che un tempo fu la “capitale” del sedicente Stato islamico. Il suo volto era troppo noto per pensare di poter passare inosservato e infatti è stato riconosciuto da alcuni abitanti di Mosul che l’hanno denunciato alle autorità. Quello che un tempo fu il più spietato boia dell’Isis appariva nella foto diffusa dalle forze di sicurezza irachene come un povero vecchio un po’ frastornato.

Il momento dell'arresto di "Barba bianca" (ABNA24)
Il momento dell'arresto di "Barba bianca" (ABNA24)

La detenzione di “Barba bianca”, però, è durata poco. Nell'Iraq ancora sconvolto da anni di guerra e terrorismo, la corruzione è endemica e così Omer è stato rilasciato “pochi minuti dopo il suo arresto”. Secondo quanto ha dichiarato Zuheir Hazzen el-Jaburi, un funzionario locale, “Barba bianca” è riuscito a corrompere gli agenti che lo avevano in custodia pagando una tangente di poche migliaia di dollari. “Ero a Mosul quando le forze di intelligence l’hanno arrestato – ha precisato el-Jaburi – e quando ho chiesto informazioni mi hanno detto che era un muftì (un’autorità religiosa, ndr) dell’Isis”. “Abbiamo domandato ad alcune persone chi fosse e ci hanno confermato che si trattava effettivamente di un membro dello Stato islamico. Aveva una motocicletta nel momento del suo arresto – ha aggiunto el-Jaburi – ma quando siamo tornati alla stazione di polizia dopo un’ora, la moto e Omer non c’erano più”. “Abbiamo chiesto chiarimenti e ci è stato risposto che era stato rilasciato dieci minuti prima, dopo aver pagato 7.500 dollari”. Una “cauzione” che ha consentito all'uomo, divenuto famoso per le crudeli uccisioni di gay e donne, di volatilizzarsi.

La notizia della liberazione di Abu Omer ha suscitato l’indignazione di Nadia Murad, la giovane irachena di origini yazide la cui storia ha commosso il mondo dopo essere riuscita a fuggire agli aguzzini dell’Isis che l’avevano ridotta a schiava sessuale. In un tweet, l’attivista da anni impegnata per il riconoscimento dei crimini commessi dai jihadisti nei confronti del suo popolo, ha scritto: “Abbiamo saputo dai media che questo terrorista dell'Isis che massacrava la gente a Mosul è stato liberato da alcuni funzionari corrotti. Chiediamo giustizia, chiediamo al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite una risoluzione che abbia immediata attuazione”.

“Barba bianca” non sarebbe il solo terrorista riuscito a scampare in questo modo alla giustizia. In Iraq, diversi membri dell’Isis approfittano del caos e riescono a far perdere le loro tracce. In molti casi pagando funzionari corrotti, come ha affermato el-Jaburi., Mosul cerca lentamente di riprendersi dopo oltre sette mesi di battaglia in cui, secondo le stime delle Nazioni Unite, la liberazione della città ha lasciato 40.000 case distrutte e oltre mezzo milione di sfollati. Solo per la ricostruzione della parte vecchia di Mosul, dove si è combattuto più duramente e quasi nessun edificio è rimasto intatto, ci vorranno ingenti risorse finanziarie che in questo momento nessuno, in primo luogo il governo di Baghdad, è in grado di stanziare. A Mosul  la guerra all’Isis è ufficialmente finita, ma non sorprende che in questo contesto il potere dei soldi finisca per avere il sopravvento sulla voglia di giustizia di molti iracheni.

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