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Conflitto Israelo-Palestinese

“Giocano con le nostre vite”: a Fanpage le testimonianze da Betlemme durante l’attacco dell’Iran

Il racconto della notte di droni e missili dall’Iran a Israele. Hana vive a Bet Jalla, nella città di Betlemme. Nader, il figlio maggiore, dorme ancora, Leila invece è sveglia. “Che succede?”, chiede, “non voglio che accada ciò che sta succedendo a Gaza”.
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Foto di Lidia Ginestra Giuffrida
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“Sono sopra la nostra testa, sono sopra la nostra testa!”, Hana (nome di fantasia) corre in balcone, apre la finestra e gira la videocamera verso il cielo costellato da lucine gialle. La figlia Leila piange nella stanza accanto, poi il suono di un’esplosione, e di nuovo decine di lucine che corrono all’impazzata nel cielo di Betlemme.

Hana vive a Bet Jalla, nella città di Betlemme, nella Cisgiordania occupata e poco distante da uno degli insediamenti illegali israeliani della zona. Nader, il figlio maggiore di Hana, dorme ancora, Leila invece è sveglia. “Che succede?”, chiede, “non voglio che accada ciò che sta succedendo a Gaza”.

Il rumore delle bombe è sempre uguale, non importa da dove provengano. La paura delle bombe è sempre uguale, non importa se a lanciarle sia un “paese amico” o meno. “Stanno giocando con le nostre vite”, urla al telefono Hana, “continuano a giocare con le vite dei nostri figli”.

Intanto le sirene antimissile non smettono di suonare a Gerusalemme e a Tel Aviv, ma a Betlemme non hanno sirene, non esistono rifugi aerei. “Nessuno ci dice cosa dobbiamo fare”, continua Hana.

Foto di Lidia Ginestra Giuffrida
Foto di Lidia Ginestra Giuffrida

Dopo l’attacco israeliano all’ambasciata iraniana a Damasco, lo scorso 1 aprile, era inevitabile una risposta da parte della Repubblica Islamica degli Ayatollah. Era inevitabile e tutti la stavano aspettando. Ieri notte l’Iran ha impiegato oltre 300 tra droni, missili balistici e missili da crociera per cercare di colpire lo stato ebraico.

Centinaia di persone sono scese per strada in Cisgiordania esultando per l’attacco iraniano, mentre in Israele è scattato subito lo stato di emergenza e la gente si è chiusa nei rifugi antiaerei per tutta la notte.

Ma chi come Hana non crede in questa guerra ha passato la notte a pregare, sa bene che a pagare il prezzo più alto in questo gioco di forza saranno sempre i palestinesi di Gaza o della Cisgiordania dove non esistono rifugi, dove non esistono posti sicuri. “Devono tutti andare all’inferno – continua – noi non siamo pedine, siamo esseri umani, vogliamo vivere le nostre vite senza la paura continua di morire, come cresceranno i nostri figli? Siamo stanchi, siamo tutti stanchi”.

Intanto la quasi totalità dei missili e dei droni iraniani sono stati intercettati dal sistema di sicurezza israeliano supportato dall’intervento delle forze Usa, britanniche e francesi.

Stamattina il cielo è nuovamente limpido su Betlemme e i raggi del sole bucano le tapparelle ancora chiuse della casa di Hana. “Per ora è tutto calmo, aspettiamo e vediamo cosa succederà nelle prossime ore”.

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