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Violenza su minori, condannato don Pascal Manca: “Addormentava i ragazzini con sonniferi”

Don Pascal Manca, sacerdote originario di Nuraminis (Sud Sardegna), è stato condannato a otto anni per violenza sessuale su minori. Le motivazioni della sentenza: “Mischiava pesanti sedativi nelle bibite che poi offriva ai ragazzi convocati nella casa parrocchiale per segrete riunioni: quando avevano sete per i minorenni non c’era mai acqua, ma solo bevande allungate con sonnifero incolore e insapore”.
A cura di Susanna Picone
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Don Pascal Manca, sacerdote quarantasettenne originario di Nuraminis, nel Sud Sardegna, è stato condannato a otto anni di reclusione per violenza sessuale su minori. Una condanna confermata dalla Cassazione, che ha depositato le motivazioni della sentenza. In dieci pagine i giudici hanno ricostruito l’inchiesta sottolineando tra le altre cose la quantità enorme di sonniferi di cui faceva uso il religioso. Una circostanza confermata da chi viveva con lui nella casa parrocchiale di Mandas, cioè le suore e i diaconi, che parlano di dosi non compatibili per l’uso personale. "Don Pascal – le motivazioni dei giudici anticipate da L’Unione Sarda – mischiava i pesanti sedativi nelle bibite che poi offriva ai ragazzi convocati nella casa parrocchiale per segrete riunioni: quando avevano sete per i minorenni non c'era mai acqua, ma soltanto bevande allungate a loro insaputa con sonnifero incolore e insapore”. Queste “riunioni” venivano organizzate dal parroco oltre gli orari stabiliti per il catechismo e le altre attività e si concludevano sempre nello stesso modo. Quando riusciva ad addormentare i ragazzi, don Pascal approfittava di loro.

Abusi e messaggi pornografici – I giudici non hanno nessun dubbio sulle dichiarazioni dei ragazzi vittime degli abusi, che hanno sempre raccontato la stessa versione dei fatti, “compresi i messaggi esplicitamente pornografici ricevuti da don Pascal col tentativo di indurli a compiere atti sessuali”. Solo uno di loro ha ritrattato le accuse, ma per i giudici è inattendibile: il ragazzo aveva ammesso di aver notato sul citofono della sua abitazione la scritta “morte” incisa sulla targhetta. La difesa del sacerdote aveva sostenuto in primo e secondo grado il fatto che don Pascal lasciasse spesso in giro cellulare e tablet e che uno dei messaggi incriminati fosse partito la notte di Natale mentre lui celebrava la messa. Chiunque, secondo gli avvocati dell'imputato, avrebbe potuto inviare quei messaggi. Per i giudici il fatto non sarebbe comunque rilevante: "L'ex parroco di Mandas e Villamar era solito mandare messaggi a sfondo sessuale anche a numerosi adulti, era una sua pratica molto frequente".

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