Violente proteste nei carceri di Terni e Spoleto: detenuti devastano le sezioni, ferito un agente

Un’ondata di violenza ha scosso due istituti penitenziari umbri, a Terni e Spoleto, dove nella giornata di domenica si sono verificate proteste simultanee da parte dei detenuti. Gli episodi, particolarmente gravi nella casa circondariale di Terni, hanno richiesto l’intervento massiccio della polizia penitenziaria e l’invio di rinforzi, mentre la tensione rimane ancora palpabile. A fare da detonatore, un mix esplosivo di caldo torrido, sovraffollamento, mancanza di personale e condizioni strutturali critiche.
Il caos a Terni: incendio, devastazioni e un agente ferito
La protesta nel carcere di Terni ha coinvolto le sezioni H e G, entrambe di media sicurezza. Secondo quanto ricostruito, tutto sarebbe partito dalla reazione violenta di un detenuto affetto da problemi psichiatrici, che si sarebbe scagliato contro un agente penitenziario a causa di un guasto alle docce. Da lì, nel giro di poco, si è diffusa la voce tra i reclusi che la polizia avesse usato metodi troppo bruschi per contenere l’uomo, scatenando una sommossa collettiva.
I detenuti hanno dato vita a una vera e propria rivolta: telecamere distrutte, suppellettili divelti, incendi appiccati all'interno delle celle. Alcuni agenti sono stati aggrediti e uno di loro è rimasto ferito, fortunatamente in modo non grave. L’intera area è stata isolata e solo dopo ore di tensione è stato possibile riportare la calma. Il rientro nelle celle è avvenuto progressivamente, grazie all'intervento della polizia penitenziaria supportata da pattuglie esterne.
Disordini anche a Spoleto: bombolette incendiarie e reparti devastati
Quasi in contemporanea, anche nella casa circondariale di Spoleto si sono verificati disordini. In questo caso, secondo quanto riferito dal sindacato di polizia penitenziaria Sappe, a scatenare la protesta sarebbe stata la distribuzione del vitto. Alcuni detenuti, "prevalentemente stranieri", hanno dato inizio a una devastazione sistematica dei locali: porte divelte, impianti elettrici danneggiati, arredi distrutti.
Le tensioni sono sfociate in violenza estrema quando alcuni detenuti hanno lanciato bombolette di gas infiammate contro gli agenti intervenuti per sedare la sommossa. La polizia penitenziaria è stata costretta a usare gli idranti sia per spegnere i focolai sia per respingere i facinorosi. Solo dopo oltre un'ora la situazione è tornata sotto controllo, anche grazie al pronto intervento della direttrice dell’istituto.
Il grido d’allarme del Garante e della politica
A sottolineare la gravità degli episodi è stato il Garante dei detenuti dell’Umbria, Giuseppe Caforio, che ha definito quanto accaduto “l’inizio di un’estate di fuoco”. Secondo Caforio, le proteste sono figlie di problemi strutturali cronici: sovraffollamento, carenze negli impianti idrici – come quello che impedisce all’acqua di arrivare ai piani alti del carcere di Terni – e personale sempre più ridotto, specialmente durante il periodo estivo.
A Terni, ad esempio, ci sono attualmente 600 detenuti in una struttura che ne potrebbe ospitare al massimo 422. In entrambi gli istituti umbri, le sezioni del 41 bis non sono state interessate dalle rivolte, ma le aree di media sicurezza – dove le condizioni sono meno rigorose ma non meno problematiche – sono diventate il centro di una tensione esplosiva.
Anche la politica è intervenuta, con parole forti. Il senatore Walter Verini, membro della Commissione Giustizia e capogruppo PD in Commissione Antimafia, ha visitato l’istituto di Terni all’indomani della rivolta e ha lanciato un appello urgente al ministro della Giustizia, Carlo Nordio. “La situazione è insostenibile. Una bomba pronta a esplodere. Cosa aspetta il ministro a intervenire? Vada subito a vedere con i suoi occhi le condizioni in cui vivono agenti e detenuti”.