Vendevano vino pregiato francese fino a 15mila euro a bottiglia, ma era contraffatto: sei arresti
Le etichette riportavano nomi di grandi case vinicole francesi specializzate nella produzione di Chardonnay, Romanée Conti della Borgogna, ma anche di Bordeaux e Champagne. Ma erano un falso. Stesso discorso per i tappi completamente contraffatti.
Dietro le loro vendite, che tiravano su migliaia di euro a bottiglia, c'era una banda criminale orchestrata da un 40enne di origine russa con sede in Lombardia, smantellata dai carabinieri del Nas (Nucleo Antisofisticazioni e Sanità) di Torino.
Gli investigatori, coordinati dalle procure di Torino e Milano, hanno arrestato 6 persone su mandato europeo dopo 16 perquisizioni tra le province di Torino, Monza, Cuneo, Roma e Bologna. In questa operazione sono state sequestrate 5.000 etichette false, 150 bottiglie di vino contraffatte, oltre 100mila euro in contanti e una dozzina di dispositivi informatici e telefoni.
L'operazione si inserisce nel quadro di un'ordinanza di indagine penale europea, emessa dalla magistratura francese ed eseguita proprio dalle procure della Repubblica di Torino e di Milano. L'attività di perquisizione ha coinvolto anche investigatori dell'Europol e la collaborazione di forze di polizia francese.
La rete di contraffazione ruotava intorno a un uomo di origine russa che aveva messo in piedi il business (dal valore di circa 2 milioni di euro) con altre cinque persone. L'organizzazione che ne era scaturita aveva dimensione transnazionale, era ben strutturata e puntava sulla commercializzazione di bottiglie di vino di gran pregio. Peccato che fossero contraffatte.
L'ampia indagine ha consentito di individuare il giro d'affari: i pezzi venivano acquistati da collezionisti, ristoratori e commercianti di vario tipo, in particolare dall'estero. Una singola bottiglia, pagata suppergiù 50 euro, veniva rivenduta a cifre fino ai 15mila euro. Le etichette, poi, spesso venivano portate dai complici anche all'aeroporto di Malpensa. Laddove si trovava il 40enne russo che, a quel punto, le portava all'estero per smerciarle in giro per il mondo.
A ricoprire un ruolo di rilievo erano anche coloro che ricreavano minuziosamente le etichette, i tappi e i documenti di accompagnamento delle presunte bottiglie pregiate. Tra i titolari di tipografie in Italia assoldati a questa funzione dal capo dell'organizzazione, c'erano quattro tipografi residenti in Piemonte: due sarebbero residenti a Leinì, uno a Settimo Torinese, in provincia di Torino, e l'altro a Torino.
Tutti e sei gli arrestati adesso devono rispondere del reato di "associazione per delinquere finalizzata all'introduzione e al commercio nello Stato di prodotti con segni falsi".