Velvet Media vende tutto ma non basta per pagare i debiti: l’azienda aveva abolito orario di lavoro
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Avevano deciso di abolire l'orario di lavoro, con una nuova organizzazione basata su turni liberi e condivisione degli spazi di lavoro con i propri animali domestici. L'agenzia Velvet Media Italia, diventata poi Media Production, si è trovata sommersa da un mare di debiti. Sette milioni e 350mila euro di buco che fanno impallidire i creditori che aspettano risarcimenti dall'azienda. Gran parte dei creditori non vedrà l'ombra di un quattrino: sono oltre 200 tra fornitori, professionisti e agenzie di affitto per le automobili che battono cassa perché non pagati.
I debiti più consistenti l'azienda li ha accumulati con l'Inps e Agenzia delle Entrate: quasi 400mila euro per la prima e 5 milioni e mezzo di euro per la seconda. Secondo quanto riporta Corriere della Sera, l'ultimo passo del curatore fallimentare è stata la messa in vendita dei beni smobilizzabili: il parco auto con 4 Mercedes Classe B (fruttato poco meno di 150mila euro), i computer e il mobilio dell'ufficio preso in affitto.
Anche in questo modo però sembra difficile far fronte ai debiti. Le vendite sono riuscite a saldare circa la metà del valore dei debiti con i dipendenti.
A mettere in questa situazione l'azienda sarebbe stata un'operazione spregiudicata avviata nel novembre del 2022.
La società avrebbe infatti pagato i costi per i progetti il cui ricavo sarebbe però stato incassato dalla Velvet Group all'interno della quale non vi è traccia della compagine di soci di Bassel Bakdounes, titolare dell'agenzia Velvet Media Italia.
La nuova impresa, invece, sarebbe formalmente guidata da una ex direttrice commerciale di Velvet Media e da un'altra dipendente storica. Un pantano su cui potrebbero accendersi le luci di un'inchiesta per reati fallimentari.
Chi non riceverà i soldi dovuti dopo la procedura di liquidazione, potrebbe infatti denunciare una manovra illecita riassumibile con l'espressione "una paga e l'altra incassa". Si tratterebbe infatti di bancarotta per distrazione. L'operazione, nata per salvare il brand e forse anche il fatturato, avrebbe impoverito la massa creditizia su cui chi vantava soldi avrebbe potuto agire.