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Vaiolo delle scimmie in Italia ed Europa

Vaiolo delle scimmie, Pregliasco: “Potremmo avere migliaia di casi, fermare adesso il focolaio”

L’intervista di Fanpage.it a Fabrizio Pregliasco sul vaiolo delle scimmie: “Niente allarmi ma se ci pre-occupiamo di questo fenomeno in tempo, cioè se interveniamo in anticipo, potremmo riuscire a contenere il contagio. Io spero che arriveremo solo a qualche migliaio di casi e poi dovremo riuscire a contenerli. L’atto sessuale è facilitante”.
Intervista a Dott. Fabrizio Pregliasco
direttore Sanitario dell’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi e Professore associato di Igiene Generale e Applicata dell'Università di Milano.
A cura di Ida Artiaco
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"Potremo arrivare ad avere migliaia di casi ma se ci pre-occupiamo di questo fenomeno in tempo potremmo riuscire a contenerli". Fabrizio Pregliasco, direttore Sanitario dell’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi, oltre che Professore associato di Igiene Generale e Applicata presso la sezione di Virologia del dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute dell’Università degli Studi di Milano, ha spiegato così a Fanpage.it cosa sta succedendo in Italia e nel mondo con il vaiolo delle scimmie. Conosciuto anche come monkeypox, sta crescendo l'allerta per l'insorgere di nuovi casi. Solo nel nostro Paese, dove il Ministero della Salute ha anche fornito linee guida per la loro gestione, sono arrivati sotto la decina, quasi tutti soggetti rientrati da un viaggio alle Canarie.

Dott. Pregliasco, ieri solo a Roma sono stati confermati 6 casi di vaiolo delle scimmie. Dobbiamo preoccuparci?

"Io dico che questa è una situazione da pre-occuparci, cioè è un qualcosa di anomalo che per fortuna al momento non ha una enorme dimensione epidemiologica ma va affrontato nel modo più anticipato possibile, come abbiamo visto essere necessario anche col Covid, seppur abbiamo elementi ad oggi che ci dicono che questa malattia non ha quella contagiosità e diffusività che ha Sars-Cov-2. Ma credo che valga la pena parlarne ai cittadini in una ottica non allarmistica ma di inquadramento del problema per tenere sotto controllo i casi sintomatici e fermare il focolaio il più possibile. Io poi sono convinto che come l'epatite acuta nei bambini, di cui si è parlato molto nelle scorse settimane, questa situazione nasca da una interlocuzione più attiva delle istituzioni".

In che senso?

"Con il covid siamo diventati più attivi nell'interscambio scientifico e istituzionale ed anche per quanto riguarda la capacità di tracciamento, che ora è andata un po' a farsi benedire perché siamo stati travolti dalla nuova ondata, ma se si tratta dei primi otto casi la sorveglianza è più facile, come è successo quando sono arrivati in Italia i due cinesi che poi per primi sono risultati positivi a Sars-Cov-2, nell'ipotesi che si riesca a tamponare questa diffusione come è stato fatto già in passato. Questa malattia, infatti, è endemica in alcuni paesi africani e ci sono stati dei debordi nel passato che si sono auto-limitati. L'elemento che va capito è se questo virus ha acquisto una maggiore capacità di trasmissione uomo-uomo, perché questi casi non hanno le caratteristiche degli altri focolai che partivano da soggetti che erano stati morsi non tanto dalle scimmie quanto da ratti e scoiattoli che sono portatori del virus".

Secondo lei come è avvenuta la trasmissione?

"Sappiamo di una sola catena di contagio che parrebbe essere legata a maxi evento alle Canarie che si è svolto intorno al 15 maggio. Potrebbe essere stato un ambiente a rischio anche se non è una malattia tecnicamente a trasmissione sessuale. L'atto sessuale è però facilitante perché questo virus si trasmette in due modi: attraverso i famosi droplets, che abbiamo imparato a conoscere col Covid, ma anche soprattutto con il liquido delle vescicole che ci sono sul viso, sul tronco, sul palmo delle mani e sui genitali".

Il presidente Biden ha parlato di un vaccino per fermare il contagio. Che ne pensa?

"No, in questo momento dobbiamo agire con l'epidemiologia e con l'individuazione dei contagi. Chi è più vecchio del 1977 ed è già vaccinato contro il vaiolo umano ha già una certa protezione. Ci sono al momento sono due vaccini, uno già registrato dall'Fda ma immaginiamolo come scenario. Io spero che arriveremo solo a qualche migliaio di casi e poi dovremo riuscire a contenerli. Si tratta di capire anche se questo virus mantiene le caratteristiche che conoscevamo già e cioè che si contagiano solo i soggetti sintomatici, non come il Covid. Credo che sia un allarme che va a spegnersi, dipende dalla responsabilità dei cittadini colpiti".

Secondo lei le mascherine possono essere un'arma di difesa anche contro il vaiolo delle scimmie?

"Prima ancora delle mascherine, bisogna fare attenzione all'igiene delle mani e della persona. Sono ancora convinto che dobbiamo pre-occuparci, istituzionalmente scambiamo informazioni, pianifichiamo scenari diversi, informiamo la popolazione con relativa serenità".

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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