Uccise la compagna a martellate, la pm chiede l’ergastolo: “Non davvero pentito, disse che se l’era cercata”
Accusato di omicidio pluriaggravato, Avni Mcja ha chiesto tramite i suoi legali la concessione delle attenuanti generiche perché "pentito" di aver ucciso a martellate la compagna, Alexandra Elena Mocanu. La pm bolzanina Federica Iovene ha respinto la richiesta, avanzando per lui la condanna all'ergastolo. L'uomo uccise a martellate la compagna nel loro appartamento di viale Trieste la sera del 22 ottobre del 2022.
Per la pm non ci sarebbero margini per la concessione delle attenuanti generiche: la confessione non sarebbe stato indice di un pentimento, ma "utilitaristica". A confermarlo, alcune intercettazioni che rendono poco credibile il pentimento. Nelle motivazioni vengono infatti citate alcune conversazioni tra l'imputato e la madre. "Ho provato con le buone ma niente – avrebbe detto al genitore al telefono -. Ha avuto quello che si meritava".
Durante l'udienza in aula, invece, Mecja si è dichiarato "pentito" tramite alcune dichiarazioni spontanee a inizio udienza. "Sono pentito – aveva detto -. Penso sempre ad Alexandra e a volte vorrei farla finita. Ho sbagliato".
L'uomo aveva già ricevuto una condanna per stalking nei confronti della 35enne. Dopo un po' di tempo, i due erano tornati a vivere insieme, a Bolzano. Secondo quanto ricostruito dopo il femminicidio, i due avevano litigato dopo che la 35enne era tornata a casa dal lavoro. Alla fine del litigio Mecja avrebbe colpito almeno due volte la testa della compagna con il martello. Subito dopo era partito verso Verona, dove si trovavano alcuni suoi parenti per poi tentare di partire da Treviso e nascondersi in Albania.
Dopo il ritrovamento della salma della donna, avvolta in una coperta, i familiari di Mecja residenti a Verona lo avrebbero convinto a tornare in Italia. Sarebbero stati loro, sempre secondo quanto emerso, ad allertare le forze dell'ordine.