Uccide la figlia il giorno del compleanno. Il movente in una lettera: “Mi ha portato via 1 miliardo”
"Lettera a un nipote che non ho mai visto, scritta e riscritta cento volte". Inizia così la missiva che Stellio Cerqueni, l'anziano che venerdì ha ucciso a Rubano (Padova) la figlia Dorjana sparandole due colpi di pistola prima di rivolgere l'arma contro se stesso, ha scritto al nipote Michele, figlio della vittima e di Galdino Nicoletti, nel tentativo di fornire una spiegazione a un delitto che evidentemente premeditava da tempo e che altrettanto evidentemente non può essere in nessun modo giustificato: "Tua madre ha lasciato i genitori nella miseria, nella fame e nella malattia, portandoci via un miliardo di lire dell’eredità", scrive Stellio, che dedica poi altre sessanta pagine della sua lettera-diario a lanciare invettive contro sua figlia e il marito, ripercorrendo tutte le vicende economiche e dedicando solo a questo aspetto le sue parole, confermando quindi che all’origine dell’odio covato nei confronti di Dorjana c'erano unicamente questioni legato all’eredità. I due, d'altro canto, non si vedevano ormai da anni tanto era il rancore che si era stabilito.
Stando a quanto accertato venerdì scorso Stellio, 88 anni, è arrivato a Rubano da Monfalcone, dove viveva insieme alla giovane moglie invalida: l'uomo ha raggiunto casa di Dorjana , che quel giorno compieva 60 anni, con un taxi e portando con sé una pistola regolarmente detenuta. Quando è arrivato davanti al cancello ha trovato Paolo, uno dei figli di Galdino, marito di Dorjana, e a lui ha chiesto di vedere sua figlia. La donna è uscita, i due hanno parlato e lui le ha sparato, prima al petto e poi alla nuca, come per giustiziarla. Poi si è tolto la vita mirando al petto. Al femminicidio-suicidio avrebbero assistito almeno due testimoni oltre a Paolo, che dopo il primo sparo si è precipitato fuori per vedere che cosa stesse succedendo.