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Truffe su ricoveri e protesi: arrestati primario dell’ospedale di Palermo e due infermieri

I carabinieri del Nas di Palermo hanno arrestato Natale Francaviglia, direttore unità complessa di Neurochirurgia dell’ospedale Civico, due infermieri e un informatore sanitario: insieme ad altri indagati avrebbero escogitato una truffa ai danni del servizio sanitario regionale.
A cura di Davide Falcioni
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Un primario, due infermieri e un informatore sanitario sono stati tratti in arresto a Palermo con l'accusa di truffa nell'ambito di un'inchiesta condotta dai carabinieri del Nucleo Anti Sofisticazione: le manette sono scattate nei confronti di Natale Francaviglia, direttore unità complessa di Neurochirurgia dell'ospedale Civico. Il medico e gli altri tre indagati sono stati posti agli arresti domiciliari. L'indagine riguarda l'utilizzo di protesi mediche e di ricoveri in ospedale. Complessivamente nell'inchiesta sono coinvolti 15 indagati tra medici e infermieri.

A coordinare le indagini è stata la Procura della Repubblica di Palermo: i Nas del capoluogo siciliano hanno quindi svolto servizi di osservazione e pedinamento, ispezioni intercettazioni ambientali scoprendo un’articolata organizzazione finalizzata a perpetrare truffe ai danni del servizio sanitario regionale tramite la falsificazione di documenti e registri di carico e scarico del materiale protesico usato negli interventi di chirurgia cranica e della colonna vertebrale, soprattutto dichiarando l’uso di dispositivi medici in numero di gran lunga superiore rispetto a quello realmente impiantato sui pazienti nel corso degli interventi chirurgici.

Secondo l'accusa il dottor Francaviglia, avvalendosi della collaborazione di altri medici ed infermieri della sua Unità Operativa, faceva bypassare ai propri pazienti privati, paganti, le liste d’attesa per gli interventi chirurgici, facendoli figurare come se avessero ottemperato le normali procedure istituzionali di ricovero. Con la stessa ordinanza il giudice per le indagini preliminari ha anche disposto il sequestro preventivo di 43.724 euro, come profitto di reato: il sequestro andrà eseguito, oltre che nei confronti degli arrestati, anche verso altri due soggetti non colpiti da provvedimento restrittivo, rispettivamente un infermiere dello stesso ospedale e l’amministratore della società fornitrice dei dispositivi medici.

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