“Troppi dipendenti che puzzano a lavoro”: Cgil attacca circolare ‘offensiva’ della Città di Venezia

Sta sollevando non poche proteste la circolare sulla "tenuta personale" e l’uso degli spogliatoi, firmata il 5 giugno dal direttore generale della Città metropolitana di Venezia, Nicola Torricella. Il passaggio incriminato è alla fine del documento, dove si invita il personale a mantenere "una costante igiene personale sin dall’inizio dell’attività lavorativa", per evitare che l’ambiente condiviso "sia alterato da odori non gradevoli". Un’esortazione che, secondo il sindacato, ha superato il limite della buona educazione.
"Viene vietato fare una pausa di cinque minuti per bere un caffè, ma viene consentito prendersi mezz’ora di tempo per lavarsi durante il lavoro: ci toccherà andare a bere il caffè in doccia", ironizza Paolo D’Agostino, segretario della Funzione Pubblica Cgil di Venezia. La reazione non si limita all’ironia. "Il 16 giugno abbiamo in programma una trattativa con la Città metropolitana, dove chiederemo conto di questa nota", annuncia il sindacalista.
Secondo la Cgil, la circolare — che riguarda in particolare la sede di Mestre — appare fuori luogo e sproporzionata. Il documento si rifà a un "numero crescente di segnalazioni" ricevute dal direttore, ma il sindacato ne contesta l’attendibilità. "Mai nessuno si è lamentato con noi per via di odori sgradevoli", afferma D’Agostino, sottolineando che la nota generalizza una questione che non riguarda l’intera struttura. "Nei cantieri ci si cambia già regolarmente. Ma qui si parla della sede centrale, dove solo pochissimi dipendenti rientrano da attività operative."
A rendere la comunicazione ancora più controversa è il momento in cui arriva. "Con tutti i progetti del Pnrr da seguire, ci si concentra su quanto si lavano i dipendenti", attacca D’Agostino, che accusa la direzione di dare priorità a questioni secondarie invece di occuparsi delle reali urgenze dell’ente. Il tono della circolare, a detta del sindacato, è percepito da molti come "offensivo".
La direzione della Città metropolitana, invece, difende il contenuto del documento: l’obiettivo era semplicemente quello di ricordare che lo spogliatoio al primo piano interrato è stato ristrutturato ed è pienamente operativo da oltre un anno. Eppure, viene poco utilizzato. Da qui l’intenzione di promuoverne l’uso, anche attraverso l’installazione di una segnaletica più evidente.
Quanto al tempo dedicato a lavarsi, viene precisato che non sarà detratto dalla pausa pranzo e rientrerà nell’orario lavorativo. Un incentivo — secondo Ca’ Corner — per favorire la cura personale, soprattutto nei mesi estivi. La frase sull’igiene, inoltre, sarebbe stata inserita "in modo leggero" e, secondo la direzione, ha ricevuto persino ringraziamenti da alcuni dipendenti.
Più morbido il commento della Cisl, che invita a guardare alla questione con maggiore pragmatismo. "Per me è un’opportunità in questi giorni di calura – osserva Dario De Rossi, segretario della funzione pubblica della Cisl – Magari le docce ci fossero in ogni luogo di lavoro." Un invito, insomma, a non demonizzare l’iniziativa e a valorizzare i servizi messi a disposizione.
Resta il fatto che, invece di agevolare la convivenza in ufficio, la circolare ha provocato un cortocircuito tra direzione e dipendenti. Le chiavi dello spogliatoio sono in portineria, le docce sono pronte, ma il clima interno — al di là dei profumi — pare ancora tutt’altro che disteso. E chissà se davvero una doccia potrà bastare a riportare un po’ di serenità…