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Treviso, scambio di foto hot, poi il ricatto: perde migliaia di euro e deve vendere il bar

Un barista quarantanovenne di Montebelluna (Treviso), dopo uno scambio di foto intime con una donna conosciuta su Facebook, è caduto in una trappola e ha consegnato migliaia di euro alle persone che lo stavano ricattando prima di decidersi a denunciare il fatto ai carabinieri. È stato anche costretto a vendere il suo bar.
A cura di Susanna Picone
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Invia foto intime a una donna conosciuta online ma a un certo punto lei inizia a ricattarlo e chiedere soldi al punto che lui, un barista di Montebelluna (Treviso), è costretto a vendere il suo locale per pagare. Tutto è iniziato nel 2016 e a ricostruire la storia di questo barista finito sotto ricatto, un uomo di quarantanove anni, sono ora i quotidiani locali. A febbraio del 2016 è entrato in contatto tramite la chat di Facebook con una giovane donna residente in Liguria, con la quale, entrato in confidenza, ha iniziato a scambiarsi delle fotografie intime. Trascorso un po’ di tempo lei, sempre via chat, rivela di essere minorenne, e così riesce a farsi dare seimila euro in cambio del suo silenzio. Il barista paga una prima volta tramite paysafecard. Qualche giorno dopo l’uomo avrebbe raccontato l’episodio a un’altra amica di Facebook, da lui conosciuta come “Laura” e come l’altra residente in Liguria, la quale si è resa disponibile ad aiutarlo presentandogli un hacker che, da remoto, avrebbe ripulito dalle foto compromettenti sia il suo computer che quello della presunta minorenne che lo stava ricattando. Il giorno successivo all’operazione “di pulizia” l’uomo è stato nuovamente contattato dalla minorenne che gli ha chiesto altri quattromila euro poiché si era accorta di un tentativo di intrusione sul suo computer. A quel punto lui avrebbe contattato l’hacker spiegando l’accaduto e questi si sarebbe reso disponibile a raggiungerlo a Montebelluna per prendere in consegna la somma, che avrebbe consegnato personalmente alla minorenne, per mettere fine alla vicenda. Il tutto dietro un compenso di duemila euro.

Il barista ha accettato l’offerta, si è incontrato con l’hacker e gli ha consegnato i soldi. Ma la storia non è finita lì. Dopo qualche mese l’hacker avrebbe contattato il barista per chiedergli diecimila euro poiché si trovava in difficoltà economiche per il pagamento di spese legali conseguenti a un arresto che asseriva di avere subito in Venezuela. Al tentativo di resistenza da parte del barista, l’hacker lo ha minacciato di denunciarlo, facendogli presente di aver salvato tutto il materiale pedopornografico cancellato dai pc su una chiavetta usb. E allora il barista ha continuato a pagare: nel periodo compreso tra settembre 2016 e settembre 2017 gli avrebbe dato in varie tranche e sempre tramite paysafecard un totale di circa venticinquemila euro. Per far fronte a tali ingenti richieste di denaro, l’uomo è stato costretto anche a vendere il suo locale.

Agli inizi del mese di ottobre 2017, a fronte di un’ulteriore richiesta di seimila euro pervenutagli da un sedicente appartenente alla polizia postale che lo ricattava dicendo di essere in possesso di una chiavetta usb contenente materiale per lui compromettente, che avrebbe trasmesso all’autorità giudiziaria se non avesse pagato la somma richiesta, finalmente l’uomo si deciso a sporgere denuncia ai carabinieri di Montebelluna. A seguito delle indagini è stata identificata una venticinquenne residente a Ventimiglia per la fantomatica minorenne e per la “Laura” che aveva messo in contatto il barista con l’hacker, a sua volta identificato per il suo convivente trentaseienne. Entrambi sono noti alle forze dell’ordine per reati contro la persona e il patrimonio, nonché in materia di armi e sostanze stupefacenti. Tutti i pagamenti effettuati tramite paysafecard erano stati riscossi dalla coppia e anche la telefonata effettuata dal sedicente agente della polizia postale era stata effettuata dall’utenza telefonica del trentaseienne. Venerdì scorso i carabinieri della Compagnia di Ventimiglia hanno eseguito la misura cautelare sottoponendo la coppia agli arresti domiciliari.

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