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Tragedia nei boschi di Carrù, mira per sparare al cinghiale ma uccide l’amico: la vittima è Daniele Barolo

Un cacciatore al posto di uccidere un cinghiale avrebbe sbagliato mira e ha ucciso l’amico che era con lui. La vittima si chiama Daniele Barolo. La tragedia è avvenuta nei boschi di Carrù, in Piemonte, nella giornata di oggi 21 settembre.
A cura di Giorgia Venturini
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Immagine i repertorio
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Tragedia nei boschi di Carrù, in Piemonte. Un cacciatore al posto di uccidere un cinghiale avrebbe sbagliato mira e ha ucciso l'amico che era con lui. La vittima si chiama Daniele Barolo, un agricoltore di 46 anni e padre di due figlie di Carrù, in provincia di Cuneo.

Stando alla ricostruzione di quanto accaduto, i fatti sono successi intorno alle 10 di oggi 21 settembre in località Bordino. Nei boschi della zona un uomo avrebbe impugnato il fucile dopo aver visto un cinghiale e ha premuto il grilletto con l'intento di uccidere l'animale. Però il proiettile ha colpito in pieno torace l'amico.

Subito è stato lanciato l'allarme ma quando sul posto si sono precipitati i sanitari del 118 per Daniele Barolo non c'è stato più nulla da fare. La salma è stata trasportata al cimitero di Carrù, a disposizione dell'autorità giudiziaria. Intanto si sono attivate le indagini dei carabinieri: i militari hanno sequestrato l'arma e sono in corso tutti i rilievi del caso.

La vittima viveva nella vicina Rocca de' Baldi, in provincia di Cuneo, in frazione Carleveri. Quello che è accaduto ha scosso tutta la comunità. Oggi qui sarebbe stato un giorno di festa, per sagre e manifestazioni programmate per la serata. Tutto è stato annullato in segno di lutto. 

Sull'accaduto è intervenuta Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega italiana per la Difesa degli Animali e dell'Ambiente: "Primo giorno, primo morto. Comincia nel peggiore dei modi la stagione di caccia, pratica assurda, crudele, anacronistica e pericolosa".

Precisando anche che: "Un'attività che nel 2025 potrebbe forse avere ancora un senso, come mezzo di sussistenza, per i pochissimi popoli rimasti all'età della pietra. Qui dovremmo avere il coraggio di abolirla. Invece da oggi nel nostro Paese, dopo il solito regalo delle preaperture, apre ufficialmente la caccia ‘per diletto', il divertimento di un numero di doppiette sempre più ridotto (da 1,7 milioni nel 1980 a meno di 500 mila) ma comunque in grado di influire sulle decisioni del governo nazionale e di quelli locali: costerà la vita a milioni e milioni di animali e, lo dicono le statistiche sugli incidenti, ad un certo numero di persone, cacciatori o semplici frequentatori delle campagne e dei boschi. Purtroppo è subito tragedia: un cacciatore morto nel cuneese e uno ferito nel napoletano".

Solo nella scorsa stagione ci sono stati 16 morti e 36 feriti. La deputata ha precisato: "Nonostante i grotteschi tentativi di presentare le doppiette come ‘custodi della natura' la caccia è e resta un attentato ‘legale' alla nostra biodiversità, patrimonio di tutti. Ai cacciatori, contro la logica e il buon senso, si concede di sparare sempre di più, anche a specie minacciate, violando o aggirando le norme europee. Spara e spara, non c'è da stupirsi se alla fine si sparano tra di loro".

Infine la Brambilla ha concluso: "Fattori culturali e demografici (la maggior parte dei praticanti ha più di 65 anni), fanno pensare che il numero dei cacciatori sia destinato a ridursi ulteriormente. Dovrebbero prenderne nota senza indugio i troppi politici, a tutti i livelli, compiacenti con questa lobby sempre meno rappresentativa, la cui base si assottiglia da una stagione all'altra. Non sarebbe più saggio, ed elettoralmente più pagante, condividere le preoccupazioni della maggior parte della popolazione italiana sulla conservazione del nostro patrimonio naturale e sulla sicurezza nei boschi e nelle campagne durante le stagioni venatorie?".

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