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Torino, parco acquatico nega sconto a coppia gay con figli: “Non siete una famiglia”

Il parco divertimenti Blu Paradise di Orbassano ha negato lo sconto famiglia a due papà con figli. La Uil diritti: “Ai due uomini sono state date spiegazioni inaccettabili come ‘voi non siete una famiglia, non siete una coppia’. Un’affermazione grave. In quella struttura dovrebbero aggiornare le loro disposizioni”.
A cura di Davide Falcioni
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Siete una famiglia composta da due papà o due mamme? Se sì, e se siete interessati a trascorrere una giornata al parco divertimenti Blu Paradise di Orbassano, in provincia di Torino, non potrete beneficiare dello sconto  riservato ai nuclei familiari con bambini di età compresa tra i tre e i sei anni.

Ne sa qualcosa una coppia omogenitoriale composta da due uomini che, a La Stampa, hanno raccontato di essere stati discriminati quando hanno richiesto di poter usufruire dello sconto. Ai due uomini, dopo aver preso atto della discriminazione subita, non è restato altro che andarsene, non prima però di aver interpellato la Uil Diritti, sezione del sindacato che difende i lavoratori e lavoratrici lgbt e che si impegna contro ogni tipo di discriminazione legata all’orientamento sessuale. "Un comportamento deprecabile, che arriva proprio nei giorni in cui ogni anno a Torino e nel mondo si celebra il Pride", ha dichiarato Gabriel Guglielmo, agente scelto di polizia locale, attivista del movimento per i diritti delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender.

Il sindacalista ha spiegato: "Ai due papà osno state date spiegazioni inaccettabili come ‘voi non siete una famiglia, non siete una coppia'. Un’affermazione grave. In quella struttura dovrebbero aggiornare le loro disposizioni. Poi c’è da chiedersi se alle coppie eterosessuali chiedano il certificato di matrimonio… Perché una giustificazione data alla coppia per negare la loro condizione di famiglia, è che troppe coppie di amici o di amiche con uno o più figli al seguito, per ottenere lo sconto potrebbero presentarsi come coppia omogenitoriale. Una spiegazione per niente convincente – dichiara Guglielmo -. In quella struttura evidentemente c’è una precisa volontà discriminatoria".

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