Torino, altro caso di circoncisione “casalinga”: bimbo marocchino è grave

Secondo caso di circoncisione “casalinga” a Torino. Una settimana dopo il caso del piccolo Henry, ieri un altro bambino è finito in ospedale in gravi condizioni, a causa di una circoncisione effettuata in casa. Fortunatamente i medici dell’ospedale Martini sono riusciti a salvarlo in tempo. Il piccolo è stato fortunato, i suoi genitori che vivono in via De Sanctis, hanno capito subito che qualcosa non andava: “Soffriva, si lamentava, aveva la febbre, sudava”, ha riferito la madre di origini marocchine del piccolo ai medici del nosocomio torinese. E così grazie agli antibiotici, lo staff sanitaria dell’ospedale è riuscito a salvare la vita al bambino.
Ci sono alcune affinità con il caso del piccolo Henry; ma anche delle significative differenze: come in quella tragica vicenda, anche il piccolo marocchino è stato sottoposto all'operazione per motivi religiosi e, come per il neonato ghanese, i genitori si sono rivolti ad una sorta di santone che avrebbe operato con un rasoio. “Me lo hanno consigliato al mercato – ha raccontato il padre – Dicevano che era bravo a fare queste cose, invece è stato un disastro. Ha provocato un’infezione”. L’uomo vive con la moglie da diversi anni in Italia (i genitori hanno altri due figli) in un palazzo dignitoso in zona Pozzo Strada.
Nei prossimi giorni la polizia accerterà se si tratta della stessa persona che ha ‘operato’ Henry. In quel caso il neonato non ce l'ha fatta ed è deceduto per una forma grave di setticemia, seguita ad un'operazione di fimosi praticata nel sottoscala del centro sociale Neruda di via Cirié. Per quella vicenda sono finite in manette tre persone, il ‘medico’ improvvisato che ha effettuato l’operazione per 100 euro (un saldatore) e i due che hanno fatto da intermediari con la famiglia. “Non so perché mi sono fidato di quello lì. Con quello che ha fatto a mio figlio mi verrebbe da denunciarlo” dice ora il padre del secondo bimbo circonciso. L’uomo in realtà rischia di incorrere egli stesso in responsabilità penali, proprio in quanto genitore della vittima. Ora anche la comunità marocchina chiede alla Regione Piemonte di intervenire. "Basta rischi" dice Hassan El Batal, presidente dell’associazione Afaq, che gestisce la moschea della Pace in corso Giulio Cesare.