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Taranto: più tumori e decessi a causa dello stabilimento Ilva

Decessi e tumori aumentano a causa delle sostanze sprigionate dallo stabilimento Ilva: è quanto sostiene una perizia ordinata dal gip Patrizia Todisco. Numerosi i reati ipotizzati per i vertici dello stabilimento: omicidio colposo e doloso, ma anche inquinamento atmosferico e danneggiamento di beni pubblici.
A cura di Carmine Della Pia
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Ilva

Tumori e decessi causati dalle sostanze sprigionate dallo stabilimento Ilva. E’ quanto sostiene uno studio condotto a Taranto, una perizia epidemiologica depositata dai tecnici esperti nominati dal gip di Taranto, Patrizia Todisco, che giunge in seguito all’incidente probatorio  nell’inchiesta per disastro ambientali a 5 vertici Ilva. Solo una coincidenza che i risultati della perizia siano giunti a pochi giorni dall’incendio divampato presso lo stabilimento di Taranto, che non causò morti o feriti, ma sprigionò una vasta nube nera in tutta la città. L’Arpa aveva inviato una relazione al ministero dell’Ambiente su quanto accaduto martedì scorso: i valori rilevati quel giorno nel quartiere di Tamburi erano “sensibilmente più alti”. Il responsabile Sicurezza e ambiente dell’Ilva di Taranto, Adolfo Buffo, invita ad una maggiore cautela, e sottolinea che “non sono stati rilevati decessi causati da tumore per i lavoratori diretti dello stabilimento e non sono stati considerati i fattori di rischio individuali”. La perizia, però, rileva numerose anomalie.

Lo studio sui decessi collegati all’Ilva di Taranto è stato condotto dai periti Annibale Biggeri, docente ordinario all’università di Firenze e direttore del centro per lo studio e la prevenzione oncologica, Maria Triassi, direttore di struttura complessa dell'area funzionale di igiene e sicurezza degli ambienti di lavoro ed epidemiologia applicata dell'azienda ospedaliera universitaria Federico II di Napoli, e Francesco Forastiere, direttore del dipartimento di Epidemiologia dell'Asl di Roma. Gli esperti hanno accertato una possibile connessione tra le malattie, le morti causate da tumori e l’inquinamento prodotto dalle emissioni degli impianti Ilva. "L'esposizione continuata agli inquinanti dell'atmosfera emessi dall'impianto siderurgico ha causato e causa nella popolazione fenomeni degenerativi di apparati diversi dell'organismo umano che si traducono in eventi di malattia e di morte", sostengono i tre esperti.

Stabilimento Ilva di Taranto

Morti e ricoveri connessi allo stabilimento Ilva – “Nei sette anni considerati per Taranto nel suo complesso, si stimano 83 decessi attribuibili ai superamenti del limite Oms di 20 microgrammi al metro cubo per la concentrazione annuale media di Pm10”, spiegano i periti. “Nei sette anni considerati per i quartieri Borgo e Tamburi, si stimano 91 decessi attribuibili ai superamenti Oms di 20 microgrammi al metro cubo per la concentrazione annuale media di PM10” proseguono. La perizia afferma, ancora, che “nei sette anni considerati per Taranto si stimano 193 ricoveri per malattie cardiache attribuibili ai superamenti del limite Oms di 20 microgrammi al metro cubo per la media annuale delle concentrazioni di Pm10 e 455 ricoveri per malattie respiratorie".

La risposta dallo stabilimento Ilva – Il responsabile Sicurezza e ambiente dell’Ilva di Taranto, Adolfo Buffo, invita ad una maggiore cautela. Accoglie i dati della perizia sottolineando alcune mancanze: “Ci sono alcuni elementi che possiamo da subito evidenziare. Ad esempio non è emerso un eccesso di mortalità per tumori per le persone che hanno lavorato nello stabilimento che, però, sono stati i più esposti. E, inoltre, non sono stati considerati i fattori di rischio individuali”. Il responsabile Adolfo Buffo conclude: “Sono gli stessi periti che ci dicono che si dovrebbe tenere conto, per una corretta interpretazione dei dati, della riduzione negli anni dei livelli emissivi. Quindi fotografare il passato è diverso che fotografare il presente". Gli indagati nel procedimento contro l’Ilva sono Emilio Riva, il patron dello stabilimento, suo figlio Nicola, Luigi Caporosso, direttore, e Angelo Cavallo, responsabile dell’area agglomerato. Le accuse ipotizzate sono: disastro colposo e doloso, avvelenamento di sostanze alimentari, omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, danneggiamento aggravato di beni pubblici, getto e sversamento di cose pericolose e inquinamento atmosferico.

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