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Taranto, 9 condanne tra militari della Marina e imprenditori: tangenti per pilotare appalti

Scandalo nella Marina militare di Taranto: il tribunale della città pugliese ha condannato fino a 10 anni nove imputati tra militari e imprenditori coinvolti nel processo con il rito abbreviato scaturito dall’inchiesta su presunte tangenti pagate per pilotare appalti milionari assegnati dal Commissariato della Marina militare. La pena più alta all’ex direttore Giovanni Di Guardo, arrestato nel 2016 mentre riscuoteva una mazzetta da 2.500 euro.
A cura di Ida Artiaco
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Il tribunale di Taranto ha condannato nove imputati tra militari della Marina e imprenditori coinvolti nel processo con il rito abbreviato scaturito dall'inchiesta su presunte tangenti pagate per pilotare appalti milionari assegnati dal Commissariato della Marina militare (Maricommi) e da altre basi a Taranto. La pena più alta, a 10 anni di reclusione, è andata a Giovanni Di Guardo, allora direttore del commissariato della Marina a Taranto, accusato di associazione per delinquere, corruzione e turbativa d'asta. Insieme a lui, sono stati condannati dal giudice monocratico Rita Romano Marcello Martire (8 anni e 2 mesi), Elena Corinna Boicea, compagna di Di Guardo (5 anni e 8 mesi), Vincenzo Calabrese (4 anni, 9 mesi e 10 giorni), Giuseppe Musciacchio (4 anni e 8 mesi), Francesca Mol (4 anni e 6 mesi), Gerardo Grisi (un anno e 8 mesi), Massimo Conversano (un anno e 4 mesi) e Gaetano Abbate (un anno); pena sospesa per Conversano e Grisi. La Marina militare, come scrive il Corriere del Mezzogiorno, si era costituita parte civile chiedendo 5 milioni di euro per danno d’immagine.

Tutto è cominciato nel settembre del 2016 quando Di Guardo, ex direttore di Maricommi, l'ente che sovrintende ad appalti e forniture e gestisce la parte economica della Marina Militare, all'epoca 56enne, fu arrestato dalla Guardia di Finanza mentre riscuoteva una mazzetta da 2.500 euro dall'imprenditore Vincenzo Pastore, presidente di una cooperativa di pulizia e allora sindaco di un piccolo Comune della provincia, Roccaforza, che aveva già patteggiato 2 anni e un mese di reclusione. I due furono fermati e perquisiti nel centro della città pugliese dalle fiamme gialle che li avevano seguiti e trovati con due buste che contenevano 5mila euro in contanti, che, a detta degli inquirenti, sarebbero serviti per un appalto di pulizia da parte del commissariato della Marina. Per loro l'accusa fu di corruzione. La Marina sospese Di Guardo in via precauzionale subito dopo l'arresto. E pensare che proprio Di Guardo era stato inviato a Taranto dai vertici della Marina dopo i primi arresti, il primo dei quali nel marzo 2014.

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