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Stuprata nel campus universitario a Torino, confessione shock di un 17enne: “Lei mi ha ringraziato”

Racconto confusionario e “poco credibile” che “piuttosto che migliorare, aggrava la sua posizione”, secondo il giudice per le indagini preliminari che ha disposto il carcere per il giovane a causa dell’elevata pericolosità sociale.
A cura di Antonio Palma
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"Sono stato io ma lei poi mi ha ringraziato" è la confessione shock del 17enne arrestato a Torino per aver fatto irruzione nel campus universitario "Paolo Borsellino" e aver stuprato una studentessa a caso che aveva aperto la porta della sua stanza. Le dichiarazioni emergono dalla misura cautelare in carcere emessa dal Gip nei suoi confronti su richiesta della locale Procura della Repubblica.

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Secondo la sua versione dei fatti, quella terribile notte tra sabato 29 e domenica 30 ottobre scorso sarebbe entrato nella residenza universitaria torinese per derubare un uomo, ma di aver cambiato idea quando ha sentito la voce della ragazza dietro la porta della sua stanza. Il ragazzo ha confermato le resistenze della vittima ma a suo dire poi avrebbe cambiato atteggiamento e l’avrebbe pure ringraziato, offrendogli di fare una doccia nella sua stanza.

Racconto confusionario e "poco credibile" che "piuttosto che migliorare, aggrava la sua posizione" secondo il giudice per le indagini preliminari che ha disposto il carcere per l'elevata pericolosità sociale e il pericolo di reiterazione del reato.

Secondo l'ordinanza di arresto, infatti, le prove a suo carico raccolte dalla squadra mobile della polizia di stato del capoluogo piemontese, smentiscono il suo racconto. La ragazza è stata brutalmente picchiata ed è finita in ospedale per le lesioni alla testa mentre i video delle telecamere di sorveglianza lo hanno ripreso la stessa sera mentre pedinava un’altra studentessa poco prima di compiere lo stupro .

Per il Gip il 17enne è "violento" e "insensibile alla sofferenza altrui" ma sopratutto pericoloso perché "vive alla giornata, commettendo reati per recuperare i mezzi di cui poter vivere e il costoso abbigliamento illustrato con fierezza". Una pericolosità che sarebbe stata riconosciuta anche dalla sua famiglia che aveva cominciato ad allontanarlo con l'intenzione di mandarlo nel Paese di origine in Senegal.

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