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Strage L’Aquila, il fratello del medico davanti alla villetta: “Mi aveva detto che andavano a mare”

La strage compiuta a L’Aquila dall’urologo Carlo Vicentini risalirebbe ad almeno 24 ore prima della scoperta dei cadaveri da parte della polizia. Il fratello del medico davanti alla villetta: “Avevo provato a contattarlo”.
A cura di Susanna Picone
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"Mi aveva detto due giorni fa che con tutta la famiglia sarebbe andata al mare a Tortoreto. Ieri ho provato a contattarlo senza ricevere risposta. Ho solo visto che le finestre erano abbassate e ho pensato fossero già partiti. Solo oggi, con delle chiavi secondarie sono andati ad aprire, rendendosi conto della tragedia".

A parlare, a poche ore dalla scoperta dei quattro corpi senza vita nella villetta alle porte della frazione di Tempera (L’Aquila), è Giovanni Vicentini, fratello dell’urologo Carlo Vicentini, che secondo la prima ricostruzione ha ucciso la moglie e i due figli prima di togliersi la vita.

Un omicidio-suicidio che risalirebbe ad almeno 24 ore prima della scoperta dei corpi di Vicentini, 70 anni, della moglie Carla Pasqua sua coetanea, del figlio 43enne Massimo e alle figlia Alessandra di 36 anni.

Nessuno dei vicini sa indicare con certezza l'ora dell'omicidio suicidio, anche perché nessuno avrebbe sentito rumori sospetti, ma risalirebbe a circa le 2 della notte tra mercoledì e giovedì l'ultimo accesso su WhatsApp della figlia Alessandra Vicentini. Al vaglio degli inquirenti ci sono tutti i telefonini.

Sul posto sono intervenuti gli agenti della Squadra mobile della Questura e il magistrato di turno, Guido Cocco. "Viviamo in una zona dove il rumore dei colpi può essere facilmente confuso – così un vicino nella villetta di fronte a quella della famiglia del medico -. Non abbiamo sentito nulla di particolare, pur notando che la casa del dottor Vicentini è rimasta chiusa per tutta la giornata di ieri".

Carlo Vicentini, secondo le prime informazioni, avrebbe ucciso moglie e figli in stanze diverse e poi si sarebbe ucciso in camera con una pistola regolarmente detenuta. Il figlio maggiore del medico era affetto da una grave disabilità: sarebbe stato lui la prima vittima dell’uomo. Massimo Vicentini non poteva respirare autonomamente ed era attaccato a un respiratore, una condizione che aveva segnato profondamente il genitore. In una seconda stanza, il 70enne avrebbe sparato alla figlia e in un'altra ancora avrebbe colpito la moglie.

Al vaglio il movente: non è ancora chiaro che si sia trattato di un raptus o di un gesto premeditato. L'ex primario prima di uccidersi avrebbe lasciato un biglietto.

"Sono profondamente colpito e addolorato. È un dramma incommensurabile, che strazia il cuore della comunità temperese e aquilana di angoscia, turbamento e interrogativi a cui difficilmente potrà essere data risposta. Le mie preghiere e i miei pensieri sono rivolte alle vittime di questa tragedia e ai familiari che restano a piangerla. L'amministrazione è pronta a garantire tutta l'assistenza e il sostegno possibili”, le parole del sindaco dell'Aquila Pierluigi Biondi, che si è recato sul luogo della tragedia avvenuta oggi.

"Una vicenda estremamente grave", così anche l'avvocato di famiglia Emilio Bafile. "Era un professionista straordinario – ricorda il legale – ha sofferto sicuramente per la situazione clinica del figlio che stava poco bene e questa vicenda lo ha segnato. Ovviamente, la sofferenza è arrivata all'estremo e ha maturato questa idea". "Ci avevo parlato qualche giorno fa – ha detto ancora – anche in quell'occasione si è confermato una persona di livello, di tanti interessi. Una persona di spicco, ma le condizioni del figlio hanno pesato molto sulla sua esistenza".

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