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Strage bus Erasmus in Spagna, 7 anni dopo ancora nessun processo per le 13 studentesse morte

A sette anni da quel terribile incidente d’autobus in Spagna, nessuna udienza è stata mai svolta né programmata. “È una situazione incredibile e imbarazzante e ormai molte famiglie delle vittime sono svuotate completamente ha confermato a Fanpage.it l’avvocato Stefano Bartoli che rappresenta la famiglia di una delle ragazze italiane morte, Lucrezia Borghi.
A cura di Antonio Palma
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Sono trascorsi ormai sette anni da quel terribile incidente d'autobus avvenuto esattamente il 20 marzo del 2016 a Freginals, in Catalogna, ma per la morte delle 13 giovani studentesse universitarie, sette delle quali italiane in Erasmus in Spagna, nessuna udienza è stata mai svolta né tantomeno programmata, nonostante le indagini abbiano individuato un possibile responsabile, l'autista del bus. "È una situazione incredibile e imbarazzante e ormai molte famiglie delle vittime sono svuotate completamente e così stanche che non riescono più nemmeno a lottare contro questo muro di gomma" ha confermato a Fanpage.it l'avvocato Stefano Bartoli che rappresenta la famiglia di una delle ragazze italiane morte, Lucrezia Borghi.

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La dinamica della tragedia e le 13 ragazze morte

Quel maledetto giorno Lucrezia viaggiava su quell'autobus insieme a tante altre studentesse tra cui molte italiane che avevano partecipato alla Fiesta de las Fallas, per un tour programmato da Barcellona a Valencia, e stavano tornando ai loro alloggi. Il mezzo faceva parte di un carovana di 5 pullman ma è stato l'unico che nelle prime ore del mattino di quella maledetta domenica, mentre percorreva l'autostrada  Ap-7 nel territorio di Tarragona, ha sbandato e si è capovolto causando la morte di 13 ragazze tra cui le italiane Lucrezia Borghi e Francesca Bonello di Greve in Chianti (Firenze), Elena Maestrini di Gavorrano (Grosseto), Valentina Gallo di Firenze, Elisa Valent di Venzone (Udine), Elisa Scarascia Mugnozza di Viterbo e Serena Saracino di Torino. Con loro sono morte due ragazze tedesche, una rumena, una francese, un’austriaca e una uzbeka.

A che punto sono le indagini

Da allora è iniziata una vicenda giudiziaria incredibile che, dopo due richieste di archiviazione a cui le famiglie delle vittime si sono opposte, ha individuato come unico indagato l'autista dell'autobus, Santiago Rodriguez Jimenez, accusato di condotta imprudente grave. A sette anni dall'incidente, però, al momento non è stato fissato nemmeno un calendario delle udienze. "Io ho letto gli atti e non ci vogliono sette anni. Io ho letto le risultanze della polizia, che son state depositate poco dopo i fatti, e sono chiarissime in maniera imbarazzante ma, nonostante questo, ci sono stati due tentativi di archiviazione e ad oggi non è stata fatta neanche una udienza" ha sottolineato l'avvocato.

Strage bus Erasmus, i dubbi sull'indagine in Spagna

"L'indagine fin dall'inizio in realtà è stata una farsa perché in Spagna nessuno è andato mai a vedere chi avesse organizzato questo gita, nessuno è andato a vedere chi erano questi ragazzi che organizzavano queste attività nell'università, nessuno si è permesso di toccare l'Università di Barcellona o la ditta di autotrasporti che ha fatto viaggiare un autista col doppio turno di lavoro. Tutte queste cose sono state bypassate completamente. Il problema poi è che neanche con l'autista si è arrivati a niente" denuncia il legale.

La medesima considerazione che arriva anche da Gabriele Maestrini, papà di Elena, che da anni si batte per avere risposte.  "La Magistratura spagnola non solo non è stata sollecita nel perseguire i responsabili del grave evento occorso ormai più di sette anni fa, ma ha persino ostacolato l’avvio del procedimento penale nei confronti di quello che ad oggi è l’unico soggetto imputato. Solo la perseveranza e la determinazione dei parenti delle vittime ha permesso di superare le molteplici richieste di archiviazione presentate dai magistrati spagnoli, che hanno sempre liquidato il tragico evento come un semplice sinistro stradale, e di arrivare finalmente all’istaurazione di un processo penale in Spagna, a tutt’oggi pendente ma che vede quale unico soggetto responsabile solo il conducente del pullman" ha spiegato Maestrini in un esposto alla procura di Firenze, chiedendo che almeno in Italia si possa fare luce sui fatti.  "Ritengo che sussistano profili di responsabilità penale anche in capo ad altri soggetti che, con la loro condotta commissiva ma soprattutto omissiva, hanno dato un rilevante apporto causale al verificarsi del tragico evento" ha aggiunto Maestrini.

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"Dall'Italia nessun sostegno ai parenti delle studentesse morte"

Maestrini e gli altri parenti delle ragazze decedute spesso si sono trovati di fronte a un muro di gomma e poco o nulla è stato fatto dalle istituzioni italiane per sostenerli. "Come è possibile che di fronte a questi ritardi lo Stato italiano non si sia indignato? Al di la di belle parole e le foto di rito dei primi tempi, le famiglie sono state lasciate sole, le istituzioni italiane non ci sono mai state. L'Italia non ha messo neanche a disposizione un pool legale per sollevare i parenti almeno dalle spese processuali" si sfoga l'avvocato Bartoli. "L'unico partecipe è stato il Consolato in Spagna che è sempre stato presente ma in Italia non è stato fatto niente" ha aggiunto.

Bus Catalogna, l'arrivo delle salme delle studentesse morte
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Strage Erasmus, l'unico imputato è l'autista del pullman

"Che l'autista vada in galera o meno alle famiglie delle studentesse ormai non interessa molto ma che dopo sette anni non sappiano neanche come le loro figlie siano morte dopo essere salite su un pullman è assurdo. È imbarazzante anche per noi avvocati riuscire a spiegare una cosa del genere" ha aggiunto l'avvocato che non sa darsi una spiegazione per tutto questo tempo trascorso. "Se si leggono i verbali e le testimonianze dei sopravvissuti dicono che l'autista si stava addormentando, dicono che il pullman sobbalzava, dicono che il tachigrafo ha registrato 77 variazioni di velocità prima dell'evento perché il mezzo andava a singhiozzo. Il pullman è stato controllato e non aveva problemi meccanici, allora di cosa altro c'è bisogno?" si chiede il legale.

L'uomo, Santiago Rodriguez Jimenez, dal suo canto prima ha puntato il dito su problemi meccanici del mezzo e poi ha presentato vari documenti per dimostrare il suo stato di salute precario. “Ormai in molti è maturata la consapevolezza che arriveremo a poco o nulla con questo processo perché l’autista è anziano e sappiamo che ha prodotto certificazione mediche e temiamo che tutto diventi una farsa. Anche perché in Spagna all’epoca dei fatti non era ancora in vigore la norma che prevede l’omicidio strade e quindi si parla di pene irrisorie” ci spiega l’avvocato Bartoli, concludendo: “Anche in caso di condanna lui probabilmente non farà nemmeno un giorno di carcere ma che almeno ci sia un atto ufficiale che ci dica se è stata colpa dell’autista. Un riconoscimento di responsabilità che ad oggi non c’è mai stato”.

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