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Sí, no, forse. Che brutta Italia sui due maró

Con un “capolavoro” siamo riusciti a risultare inaffidabili sia dentro che fuori dal paese. E poi? Poi, ovviamente, ci ridono dietro…
A cura di Antonio Menna
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È atterrato all’aeroporto romano di Fiumicino l’aereo che ha che riportato in Italia Latorre e Girone, i due militari che hanno ottenuto ieri dall’India un secondo permesso per venire a votare. Resteranno in Italia per un mese.
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Quando ho letto ho pensato ad uno scherzo. Mi sono detto non è possibile. Poi ho voluto immaginare una qualche mossa diplomatica, una di quelle astruse tattiche a noi oscure. Infine, mi sono arreso all’evidenza. Il caso dei due maró italiani appena ripartiti per l’India é sconcertante. Prima si riesce a far ottenere ai militari, accusati di duplice omicidio, una licenza per tornare un po’ a casa. Poi si annuncia che alla scadenza i due non torneranno in India, innescando la reazione del paese asiatico. Poi, all’ultimo giorno, l’Italia fa una nuova retromarcia. I militari ripartono. Che senso ha tutto ciò? Si poteva accettare che i maró tornassero per il rispetto della parola data. Si poteva accettare che non tornassero per la loro tutela. La sola cosa che non si poteva fare era tentennare. Dire sì, poi dire no. Ed è esattamente la cosa che l’Italia ha fatto, riuscendo nel capolavoro di mostrarsi inaffidabile sia dentro sia fuori. Non lamentiamoci se ci ridono dietro. Ce lo meritiamo.

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Antonio Menna, giornalista, scrittore autore tra gli altri del libro "Se Steve Jobs fosse nato a Napoli".
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