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Sfascio trasporti a Napoli. I dipendenti? Su bus insicuri e obbligati a fare più multe

Disastro trasporti a Napoli: casse vuote, mezzi insicuri e mansioni di ogni tipo, dipendenti delle aziende in protesta. E in alcuni casi le multe diventano “obiettivo” aziendale.
A cura di Gaia Bozza
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Trasporto pubblico allo sfascio e giornata di passione – non prevista –  per i pendolari, ieri  a Napoli. Si è iniziato di primo mattino, con lo sciopero del personale dell'Eav, che lamenta scarsa sicurezza sui treni, e l'agitazione dei dipendenti dell'Anm, l'azienda di trasporto pubblico della città. I bus si sono fermati per buona parte della mattinata: i dipendenti lamentano condizioni di insicurezza degli autobus, discriminazioni e disparità di trattamento nella gestione del personale. Hanno iniziato, così, a segnalare tutte le anomalie e il cattivo funzionamento dei mezzi.  "La nuova holding dei trasporti, nata dalla fusione di Anm, Metronapoli e Napolipark – dichiara Vincenzo Lucchese, coordinatore dell'Usb –  rischia di diventare, in continuità col passato, un nuovo carrozzone clientelare, un gigantesco "poltronificio" e “promozionificio”  per ottenere potere e consenso". Per alcune zone a Napoli e in provincia, poi, i treni (Cumana e Circumflegrea) da domani subiranno pesanti limitazioni per carenza materiali

Non è andata meglio per i bus dell'azienda Ctp. Il motivo è presto detto: provate a immaginare un uomo di circa sessant'anni (questa è l'età media dei dipendenti)  in piedi per tutto il giorno su un bus ridotto male e sul quale manca spesso la manutenzione, "obbligato" a fare più multe perché questi sono gli obiettivi dell'azienda. In piedi e soprattutto senza gli strumenti adeguati per lavorare, considerando l'alto numero di "portoghesi". Dopo aver firmato i contratti di solidarietà che già richiedono un sacrificio economico, infatti, i dipendenti dell'azienda Ctp si sono trovati con una amara sorpresa: un accordo sindacale stabilisce che tutto il personale deve svolgere sui bus funzione di vendita dei biglietti, con un obiettivo minimo di 20 titoli di viaggio per il conducente, 100 per gli altri addetti, senza peraltro alcuna struttura o supporto (banalmente, senza cassa, senza potersi appoggiare su una superficie); poi  l'indicazione di almeno 5 multe al giorno per rispettare gli obiettivi aziendali e venire incontro alle casse vuote del consorzio Unico Campania, che gestisce la tariffazione integrata. Dopo essere saliti sul tetto del deposito di Arzano, in provincia di Napoli, i dipendenti sono riusciti a strappare una mezza modifica: potrebbe essere annullata la parte relativa alla vendita aggiuntiva di ticket sul bus e predisposte squadre di almeno due controllori per stanare i "portoghesi" sui mezzi pubblici. Resta, però, il fiato sul collo dei lavoratori per i cosiddetti obiettivi economici e di contrasto all'evasione: "Si vuole monitorare la perfomance di ogni lavoratore – spiega Peppe Ferruzzi, rappresentante sindacale dell'Usb – Attraverso modulistica aziendale si saprà chi vende biglietti, quanti ne vende". E poi l'aspetto delle multe: almeno 5 al giorno per ogni addetto. Con lo sfascio dei trasporti,  le casse vuote del consorzio Unico Campania e l'alto tasso di evasione/elusione, anche la multa si trasforma: da sanzione diventa obiettivo. Che grava sulle spalle dei lavoratori.

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