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Schiacciato da una pressa mentre lavorava: 35enne muore a Potenza dopo quasi una settimana di agonia

È morto il 35enne lucano rimasto gravemente ferito il 9 giugno mentre lavorava in un’azienda di Tito, dove era stato travolto da una pressa per la lavorazione delle lamiere. Sull’incidente sono in corso accertamenti da parte dei carabinieri e del personale dell’Azienda sanitaria di Potenza.
A cura di Biagio Chiariello
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È morto all’ospedale San Carlo di Potenza Ferdinando Roma, l’operaio di 35 anni originario di Pignola, rimasto gravemente ferito in un incidente sul lavoro avvenuto il 9 giugno scorso all’interno dell’azienda “Patrone e Mongiello” di Tito, in provincia di Potenza. L’uomo era stato schiacciato da una pressa e subito soccorso dagli operatori del 118 Basilicata. Le sue condizioni erano apparse da subito critiche, e dopo alcuni giorni di ricovero in terapia intensiva, il cuore ha cessato di battere nella giornata di oggi, domenica 15 giugno.

L’azienda in cui si è verificato l’incidente è attiva nel settore della lavorazione dei metalli e, secondo quanto riportato sul suo sito ufficiale, è specializzata nella deformazione a freddo di lamiere in acciaio, acciaio inox, alluminio, ottone e altri materiali metallici.

Sull’episodio è stata aperta un’inchiesta dalla Procura della Repubblica di Potenza, con accertamenti affidati ai Carabinieri del Comando provinciale del capoluogo lucano. Si indaga per chiarire l’esatta dinamica dell’incidente e verificare il rispetto delle norme di sicurezza sul luogo di lavoro.

Intanto, dai sindacati arriva un appello accorato. La Cgil di Potenza, attraverso le parole del segretario Vincenzo Esposito, chiede un rafforzamento dei controlli e il rilancio dell’Osservatorio regionale sulla sicurezza: “La Basilicata è ancora in zona rossa per morti sul lavoro, con un’incidenza del 25% superiore alla media nazionale. Servono regole più precise, controlli efficaci e un cambio di passo da parte delle imprese. La salute e la sicurezza non possono essere considerate un costo”.

Anche Fim-Cisl e Fismic Confsal esigono chiarezza: “È fondamentale accertare ogni responsabilità. Chiediamo massima trasparenza all’azienda e un’indagine seria da parte delle autorità. La sicurezza dei lavoratori non può mai essere messa in secondo piano”.

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