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Schiacciata dal macchinario, per la morte di Luana indagato il marito della titolare della ditta

Per la morte di Luana D’Orazio c’è un nuovo indagato. Si tratta di Daniele Faggi marito della titolare della ditta che si aggiunge alla moglie a al manutentore dell’azienda in cui ha pero la vota l’operaia di 22 anni. Le contestazioni che gli vengono mosse dalla Procura sono le stesse contestate anche agli altri due indagati.
A cura di Antonio Palma
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Salgono a tre gli indagati per la morte di Luana D'Orazio, l'operaia di 22 anni morta in fabbrica il 3 maggio scorso nel capannone di una ditta di Montemurlo, in provincia di Prato, schiacciata da un macchinario industriale su cui stava lavorando. Si tratta di Daniele Faggi marito della titolare della ditta. All'uomo nelle scorse ore è stato recapitato l'avviso di garanzia al suo domicilio. Al momento però non ci sarebbero particolari sviluppi nell'inchiesta visto che le contestazioni che gli vengono mosse dalla Procura sono le stesse contestate anche agli altri due indagati tra cui la moglie Luana Coppini e il manutentore dell'azienda Mario Cusimano. In Pratica per i Pm Faggi avrebbe avuto le stesse responsabilità degli altri due nella gestione degli impianti all'intero della ditta tessile di famiglia.

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Già nei giorni scorsi infatti si parlava di un suo coinvolgimento in quanto dalle indagini sarebbe emerso unsuo ruolo concreto nella gestione del personale e del lavoro. L'avviso di garanzia gli permetterà ora di nominare un suo legale e di partecipare con propri periti alle indagini tecniche sugli impianti. Al centro dell'inchiesta per la morte di Luana D'Orazio rimane infatti la presunta assenza della paratia di sicurezza dell'orditoio che ha schiacciato la 22enne. In particolare gli inquirenti intendono verificare se effettivamente nella fabbrica  era uso disattivazione di una fotocellula che regola l'abbassamento automatico del cancello di sicurezza del macchinario. Per questo tra i reati ipotizzati oltre a quello di omicidio colposo c'è anche quello di rimozione od omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro.

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In base ai primi accertamenti eseguiti dai periti incaricati dalla Procura, con l'aiuto dei tecnici dell'azienda costruttrice del macchinario, il sensore sul macchinario sarebbe stato presente e perfettamente funzionante, ma in qualche modo disattivato al momento dell'incidente in cui ha trovato la morta la giovane madre. Fondamentale per chiarire l'accaduto saranno i risultati sulla memoria dell'orditoio, una sorta di scatola nera che raccoglie alcune dati sull'attività del macchinario.

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