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Scappa dalla guerra in Siria e riparte con un ristorante a Torino: la storia di Jamal

Apre a Torino “Zenobia”, il primo ristorante gestito da una famiglia siriana arrivata in Italia con i corridoi umanitari organizzati dalla Comunità di Sant’Egidio e della diaconia Valdese. Il proprietario Jamal Makawi: “Con le nostre specialità vogliamo raccontare il vero volto della Siria che non è la guerra”.
A cura di Susanna Picone
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È in programma oggi a Torino l’inaugurazione di “Zenobia”, il primo ristorante siriano in città gestito da una famiglia giunta in Italia con il progetto umanitario della Federazione delle chiese evangeliche e di Sant’Egidio. A voler ripartire dalla cucina è Jamal Makawi, un uomo di cinquantaquattro anni arrivato nel nostro Paese poco più di un anno fa e che in Italia, con i suoi piatti, vuole raccontare una Siria diversa da quella che abbiamo imparato a conoscere da quando c’è la guerra. “A Torino mancava un locale specializzato nella nostra cucina perché la maggioranza è maghrebina – così il proprietario al quotidiano La Stampa -. Con le nostre specialità vogliamo raccontare il vero volto della Siria che non è la guerra”. Attraverso il suo locale, che porta il nome della regina di Palmira e che è nato grazie all’aiuto di parenti e amici come lui scappati dalla guerra e arrivati in Nord Europa, Jamal vuole quindi in qualche modo ricordare un Paese che purtroppo è stato distrutto.

“Siamo arrivati a Torino un anno e due mesi fa con i corridoi umanitari organizzati dalla Comunità di Sant’Egidio e della diaconia Valdese – ha detto ancora l’uomo – . Avevo due negozi e un palazzo. Sono un meccanico di mezzi pesanti specializzato nella rivendita di pezzi di ricambio. Nella mia vita non ho mai dovuto rinunciare a nulla. Io come la mia famiglia che oggi è l’unica cosa che ho. E che sono la mia vera forza”. Con lui a Torino ci sono i suoi figli e sua moglie, che lavoreranno in cucina e ai tavoli. Jamal ha parlato di come immagina il suo locale, che sarà aperto dal momento della colazione al mattino (serviranno la colazione italiana ma anche quella siriana) fino alla sera: “Nel futuro – ha spiegato – vogliamo allestire anche una sala di narghilè, ma la nostra scommessa è creare un locale che possa diventare il punto di riferimento per i nostri compaesani e per gli italiani che vogliono provare le specialità siriane, libanesi e giordane”.

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