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Covid 19

Sardegna, contagi a catena fra i lavoratori in Costa Smeralda: indaga la Procura di Tempio

Il caso della “movida dei contagi” nei locali notturni della Gallura e in alcune strutture ricettive sarebbe arrivato sul tavolo dei magistrati di Tempio Pausania. Uno dei punti di partenza sarebbero le segnalazioni dei sindacati sul mancato rispetto dei protocolli anti Covid 19 ma anche sulla tipologia dei dispositivi individuali, come le mascherine, in dotazione ai dipendenti.
A cura di Biagio Chiariello
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Dopo che in Sardegna si è superata la soglia dei 2mila contagi da Covid, la Procura di Tempio ha deciso di aprire un fascicolo d’inchiesta sui locali della Costa Smeralda. Al momento non compare nessun indagato né ipotesi di reato, ma si attendono tutte le testimonianze di chi, quelle feste, quei locali e quei party li ha frequentati. A cominciare da quelli del Billionaire di Flavio Briatore. Uno dei punti di partenza, secondo indiscrezioni riportate da Repubblica, sarebbero le segnalazioni dei sindacati sul mancato rispetto dei protocolli anti virus ma anche sulla tipologia dei dispositivi individuali, come le mascherine, in dotazione ai dipendenti. Diversi sono i video e le foto postati sui social a cavallo di Ferragosto in cui si vedono chiaramente i clienti (e talvolta anche i membri dello staff) ballare o girare tra i tavoli senza alcuna protezione. Gli inquirenti stanno valutando preliminarmente se quelle immagini e le presunte violazioni dei protocolli anti-Covid che esse testimoniano, possano configurare delle ipotesi di reato.

“Al Billionaire abbiamo sempre rispettato le regole, facendo entrare il numero giusto di persone”, ha dichiarato in un’intervista alla Stampa Briatore. “Non ci può fare nulla nessuno se fai entrare cento persone in mille metri quadrati e loro stanno tutte appiccicate”. Due giovani dello staff, però, entrambi positivi, si sono rivolti al sindacato gallurese della Cisl fornendo una versione diversa rispetto a quella dell’imprenditore e per aprire una pratica per infortunio sul luogo di lavoro (l’infezione da Covid, per l’Inail, è classificata così). “Non c’era la percezione del pericolo”, hanno raccontato. “Abbiamo visto entrare e circolare gente senza mascherina”. Talvolta alcuni colleghi la abbassavano sotto il mento o lasciavano il naso scoperto. “Dentro c’era caldo, e bisognava correre di qua e di là tutta la sera: c’era chi la toglieva per respirare meglio”.

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