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Samira uccisa nel 2019, ergastolo per il marito. La mamma della vittima: “Ora dica dove è il corpo”

Condannato all’ergastolo Mohamed Barbri, il marito di Samira El Attar uccisa nel 2019 a Padova. Il corpo della donna di 43 anni non è mai stato ritrovato. “Vogliamo sapere dov’è il cadavere per dare degna sepoltura” ha detto la mamma della vittima che ha accolto con soddisfazione la sentenza.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Confermato l'ergastolo per Mohamed Barbri, il 50enne accusato di aver ucciso la moglie 43enne Samira El Attar nel 2019 in provincia di Padova. Secondo la Corte d'Assise d'appello di Venezia, l'uomo è responsabile dell'omicidio e dell'occultamento del cadavere che non è mai stato ritrovato. Secondo l'accusa sono altre le prove schiaccianti raccolte nel corso delle indagini. Ad accogliere con soddisfazione la sentenza, mamma Malika, che dal 2019 aspetta di sapere dove sia il corpo di Samira. "Sono soddisfatta per la sentenza, ma voglio che Barbri mi dica dove è il corpo di mia figlia" ha fatto sapere tramite i legali Nicodemo Gentile e Stefano Tingani. "Giustizia è stata fatta, ma adesso voglio dare una degna sepoltura a mia figlia".

Neppure l'arma del delitto è stata ancora ritrovata. Secondo la ricostruzione fatta dai carabinieri, il 50enne si sarebbe disfatto del corpo e dell'arma la sera stessa dell'omicidio, non prima però di aver spento il cellulare della donna e aver fatto perdere le sue tracce. Il gps del cellulare della 43enne la localizzava nei pressi dell'argine del fiume Gorzone, a un paio di chilometri dalla sua abitazione. La situazione è rimasta la stessa dalle 4 alle 7 di mattina.

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.L'area è stata passata al setaccio, ma né l'arma né il corpo della vittima sono mai stati ritrovati. Nonostante questo, però, l'accusa è riuscita a individuare prove ritenute schiaccianti che hanno portato all'arresto del 50enne. La figlia della coppia, rimasta senza madre, è stata ora affidata alle cure della nonna Malika, arrivata in Italia due mesi dopo l'omicidio per occuparsi della bimba e seguire le indagini. Nonostante gli appelli per ottenere una confessione su dove si trovi il corpo di Samira, Barbri continua a dichiararsi innocente. A sostegno di questa tesi, un manoscritto consegnato dall'Avvocato alla Corte. "Amo mia moglie – scriveva il 50enne – e non avrei mai voluto ucciderla".

Secondo l'accusa, alla base del delitto vi sarebbe la gelosia e liti per motivi economici. Samira infatti recepiva una pensione di invalidità per la figlia e la gestiva in via esclusiva per occuparsi dei suoi bisogni. Subito dopo l'omicidio, ha rilasciato deposizioni contraddittorie smontate dai testimoni. Il 50enne aveva detto agli inquirenti che quella mattina si trovava nel terreno accanto alla sua abitazione per raccogliere del legname, ma la sua presenza al lavoro è stata smentita. Il datore di lavoro infatti non lo aveva visto e non lo aveva visto neppure nei campi da lui indicati. Barbri aveva poi raccontato di essersi fermato una volta finito il turno di lavoro a bere un caffè al bar e di esser stato servito dalla titolare che però quel giorno non era presente. Nonostante l'assenza di prove, gli indizi hanno portato all'incriminazione e poi alla condanna

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