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Salvatore La Motta, chi è l’ergastolano in permesso premio che ha ucciso due donne a Riposto

Ritenuto esponente di spicco del clan mafioso, era stato condannato all’ergastolo per associazione mafiosa e omicidio. Stava usufruendo di una licenza premio e oggi era il suo ultimo giorno di permesso. Pare avesse una relazione extraconiugale con una delle due vittime. Fermato anche un suo presunto complice.
A cura di Biagio Chiariello
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Era detenuto in semi libertà che stava usufruendo di una licenza premio e sarebbe dovuto rientrare oggi nel
carcere di Augusta, nel Siracusano. Invece il 63enne Salvatore detto “Turi” La Motta ha ucciso due donne, una dopo l’altra, poi si è suicidato davanti alla caserma dei carabinieri a Riposto, nel catanese.

Ergastolano in permesso, era imputato per associazione mafiosa e omicidio nel 1999, riconducibile al clan Santapaola e detenuto in semi libertà, stava usufruendo di una licenza premio. Stando a quanto ricostruito avrebbe avuto una relazione extraconiugale con la prima vittima, Carmelina Marino, assassinata in un’auto sul lungomare Pantano; aveva 48 anni. L'altra vittima è Santa Castorina, di 50 anni, uccisa con colpi d’arma da fuoco. La vittima si trovava in via Roma.

Gli inquirenti stanno cercando di capire che collegamento possa esserci con quest'ultima. Stanno, inoltre, interrogando un uomo che avrebbe accompagnato La Porta in auto nel luogo del primo omicidio.

Chi era Salvatore La Motta

Condannato all’ergastolo dalla Corte d’Assise e d’Appello di Catania, era accusato di essere uno dei componenti del “gruppo di fuoco” che il 4 gennaio del 1992 davanti a un bar del paese uccise Leonardo Campo, di 69 anni, ritenuto dagli investigatori uno dei capi storici della malavita di Giarre.

Gli era era stato inoltre vietato di andare all’estero e gli era stato ordinato di abitare soltanto a Riposto. Dopo un primo periodo in carcere gli è stata concessa la detenzione in semilibertà, lavorava di giorno e la sera rientrava in carcere. Oggi era l’ultimo giorno di un permesso premio di una settimana.

Salvatore la Motta era fratello di Benedetto La Motta, detto Benito. Quest’ultimo sta scontando 30 anni di carcere (ottenuti in abbreviato) per l’omicidio di Dario Chiappone, il 27enne ucciso con sedici coltellate alla gola e al torace a Riposto, la sera del 31 ottobre del 2016. Benedetto La Motta sarebbe esponente di spicco del clan Santapaola-Ercolano e sarebbe stato lui ad autorizzare l’agguato. In quel processo, secondo l’accusa, sostenuta dal procuratore aggiunto Ignazio Fonzo e dal sostituto Santo Di Stefano, sarebbe stato La Motta ad ordinare, per volontà di altri imputati di eseguire l’omicidio di Chiappone.

Fermato il complice

È stato inoltre fermato anche un presunto complice di La Motta: si tratta di un uomo di 55anni di Riposto. L'uomo avrebbe accompagnato con la sua Volkswagen Golf di colore nero, il presunto killer sul luogo dell'assassinio, nella zona portuale di Riposto, riaccompagnandolo a casa dopo l'uccisione della donna.Valvo è stato bloccato dai Carabinieri mentre stava abbandonando la propria abitazione.

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