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Covid 19

Salmaso: “Aumento casi Covid trainato dai bambini, ma in Italia la quarta ondata sarà limitata”

L’epidemiologa Stefania Salmaso a Fanpage.it sull’aumento dei casi Covid in Italia e in Europa: “Stiamo osservando che i bambini tra i 3 e 5 anni fino ai 12 hanno avuto in proporzione un incremento del numero dei casi e di incidenza che certamente è il più elevato in quasi tutte le regioni rispetto alle altre fasce d’età. Non si può parlare di  quarta ondata nel senso classico del termine, ma mantenere le precauzioni individuali come uso della mascherina e distanziamento”.
A cura di Ida Artiaco
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"Non si può parlare di quarta ondata della pandemia in senso classico, ma sicuramente c'è un incremento dell'incidenza trainato soprattutto dalle fasce d'età più giovani, dai 3 fino ai 12 anni, che non sono vaccinabili, come sta succedendo anche in Gran Bretagna". A parlare è Stefania Salmaso, membro dell’Associazione Italiana di Epidemiologia che ha diretto a lungo il Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della Salute dell'Istituto superiore di sanità (Iss), che a Fanpage.it ha fatto il punto della situazione Covid in Italia e in Europa, sottolineando, tuttavia, che possiamo "essere fiduciosi" che non accada nel nostro Paese la ripresa delle infezioni che si osserva all'estero.

Dottoressa Salmaso, cosa sta succedendo in Italia e in Europa?

"Sta succedendo che l'infezione è stata compressa verso le fasce dei non vaccinati, e queste sono sicuramente rappresentate molto, oltre che dagli adulti non immunizzati, anche dai bambini che non sono in età da vaccinazione. In effetti in Italia stiamo osservando che i bambini tra i 3 e 5 anni fino ai 12 hanno avuto in proporzione un incremento del numero dei casi e di incidenza che certamente è il più elevato in quasi tutte le regioni rispetto alle altre fasce d'età. All'inizio pensavamo che l'aumento d'incidenza osservato dopo l'introduzione del Green pass fosse attribuibile al fatto che si facessero più test tra le persone adulte e in età da lavoro, ma è stato illuminante andare invece a vedere la distribuzione dei casi per età e si è visto che in effetti quelli in età lavorativa sono di meno mentre c'è stato un aumento soprattutto nei bambini e nelle persone ultra 90enni. Anche in Gran Bretagna, ad esempio, i bambini sono quelli che hanno trainato l'ondata ancora in corso. Però c'è da dire che sempre in Gran Bretagna sono state anche abbandonate molte delle precauzioni individuali che da noi ancora ci sono, come l'uso della mascherina e il tentativo di distanziamento. Da noi in qualche modo si tenta di tenere a bada questo fenomeno".

Andremo anche noi verso una quarta ondata della pandemia?

"Non si può parlare di  quarta ondata nel senso classico del termine. C'è un incremento dell'incidenza ma non vedremo picchi elevati che toccano tutte le fasce della popolazione. Le ultime ondate sono state soprattutto a carico dei giovani adulti. Già la terza in Italia è stata una "ondina", molto limitata proprio dal fatto che è stata circoscritta da una grande quantità di vaccinati che in qualche modo ci fanno ben sperare sul fatto che in futuro non osserveremo cifre da capogiro sui casi più severi. Ovviamente, avendo osservato che poi i vaccini nel corso del tempo hanno una efficacia ridotta per quanto riguarda le infezioni, il numero di queste ultime anche tra i vaccinati non ci deve meravigliare. È anche vero che il parametro fondamentale che dobbiamo tenere presente è la capacità del vaccino di tenere a bada le complicanze della malattia ed evitare che ulteriori incrementi anche di circolazione virale portino al collasso di nuovo dei servizi sanitari".

Questo rischio però al momento sembra scongiurato….

"Sì, al momento sembra che questo non succeda e siamo abbastanza fiduciosi che non accada. Poi certo l'Italia è circondata da paesi che hanno una elevata incidenza e in qualche modo sappiamo che il rischio c'è, quindi oltre alla vaccinazione bisogna essere sempre cauti col mantenimento della nostra consapevolezza e l'adozione di misure individuali: non abbassare la guardia sulle mascherine e su altri comportamenti che possono esporci al contagio".

La situazione migliorerà quando il vaccino sarà disponibile anche per i più piccoli? Negli Usa l'Fda si è già pronunciata a riguardo…

"L'Fda è l'organo regolatorio che dà il bollino di garanzia affinché un prodotto venga commercializzato. Non bisogna confondere questa autorizzazione con la raccomandazione di sanità pubblica nell'organizzazione di una campagna vaccinale e l'utilizzo stesso di quel vaccino. Il che ci può essere se le aziende produttrici portano dati convincenti. Da lì poi bisogna capire se vale la pena imbastire una campagna estesa per i bambini. Negli Usa è stata fatta valutazione dai Cdc che hanno presentato dati sui rischi dei bambini con l'acquisizione dell'infezione, sapendo quali sono le complicanze. Quello che voglio dire è che servono dati per capire in che direzione andiamo".

Cosa pensa, infine, della questione obbligo vaccinale?

"Avendo lavorato per tanti anni sulle vaccinazioni obbligatorie dell'infanzia e su quelle raccomandate, sono sempre del parere che se c'è un razionale condiviso che può essere spiegato e un obiettivo chiaro tutto sommato l'intervento normativo di imposizione dell'obbligo potrebbe anche non essere necessario. Anche perché non è che l'obbligo automaticamente fa accettare una offerta di vaccinazione. Credo che anche con l'obbligo ci saranno persone contrarie, come con il Green pass. Quindi sull'assetto normativo non mi pronuncio. Certamente l'obbligo è una strada più facile da percorrere però questo non esime chi impone l'obbligo stesso dallo spiegare e dal rendere conto dell'effetto di quel provvedimento. Bisogna poi raccogliere dati precisi che permettano di identificare effettivamente i vantaggi ottenuti per mettere sotto gli occhi di tuti una rendicontazione di quanto successo".

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