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Rsa Vercelli, strage Covid di 45 anziani, le intercettazioni: “Andiamo giù duri, presto le bare”

La Procura della Repubblica di Vercelli ha richiesto cinque rinvii a giudizio nei confronti di altrettante persone in relazione alle morti per Covid nella casa di riposo di Vercelli, dove nel corso della prima ondata – tra marzo e aprile del 2020 – persero la vita 45 anziani. Le accuse, a vario titolo, sono quelle di omicidio colposo e omissione di atti d’ufficio.
A cura di Davide Falcioni
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La Procura della Repubblica di Vercelli ha richiesto cinque rinvii a giudizio nei confronti di altrettante persone in relazione alle morti per Covid nella casa di riposo di Vercelli, dove nel corso della prima ondata – tra marzo e aprile del 2020 – persero la vita 45 anziani. Le accuse, a vario titolo, sono quelle di omicidio colposo e omissione di atti d'ufficio. L’inchiesta dell’ex pubblico ministero di Vercelli Davide Pretti, avviata nella primavera scorsa, è stata ereditata dal collega Carlo Introvigne, che ne ha riformulato l’ipotesi, facendo cadere quella di reato di epidemia colposa, ipotesi che – secondo la linea di giurisprudenza tracciata dalla Cassazione – deve riguardare solo chi assume dei comportamenti che provochino la diffusione del virus e non chi, omettendo di compiere delle azioni, lasciasse il virus libero di circolare e uccidere. Diverse posizioni sono state dunque stralciate. Le indagini erano state avviate per far luce sulle morti avvenute nella casa di riposo, e per accertare eventuali responsabilità sul numero elevato di decessi, da ricondurre alla diffusione del Coronavirus tra gli operatori e gli stessi ospiti della Rsa.

Gli indagati per i morti nella casa di riposo di Vercelli

Il Covid ha travolto gli ospiti della casa di riposo di Piazza Mazzini a Vercelli come uno tsunami: tra marzo e aprile 2020 gli operatori sanitari che assistevano gli anziani hanno dovuto fronteggiare – come nel resto d'Italia – una situazione del tutto anomala e inaspettata senza disporre di nessuna conoscenza specifica né degli strumenti di protezione individuale indispensabili come mascherine, guanti e camici. Il virus si è dunque fatto largo facilmente e i morti sono aumentati a un ritmo vertiginoso. In questo quadro, secondo la Procura di Vercelli, si inserirebbero anche le responsabilità di alcuni dirigenti e dipendenti della struttura, in particolare il direttore amministrativo Alberto Cottini, la direttrice sanitaria Sara Buvet e la coordinatrice degli Oss, gli operatori sociosanitari, Silvia Cerutti, tutti accusati di omicidio colposo per non aver chiuso del tutto la casa di riposo, "consentendo ai parenti di far visita saltuariamente anche dopo il divieto del 4 marzo 2020. Inoltre non avevano stabilito un adeguato distanziamento tra gli ospiti, anzi hanno continuato a organizzare piccole festicciole di compleanno, tombolate o le recite del rosario", scrive il pm Introvigne. Nei guai anche Chiara Serpieri, direttrice generale pro tempore dell'Asl di Vercelli, che aveva "rifiutato indebitamente ogni intervento in ausilio della struttura, nella erronea convinzione che si trattasse di struttura privata per la quale non fossero previsti né necessari il controllo e la supervisione dell'Asl" e questo nonostante il direttore l'avesse "informata della grave situazione di contagio che si era diffuso all'interno della struttura e delle difficoltà nel reperire personale sanitario in sostituzione di quello assente per malattia" e fosse stata anche "sollecitata ad intervenire finanche dal sindaco di Vercelli e anche nel contesto di riunioni in prefettura".

La telefonata al 118: "Bisogna andare giù duri, presto porteranno le bare"

Dalle indagini condotte dalla Procura di Vercelli sarebbero emerse condotte gravi. In particolare, scarseggiando i posti letto di terapia intensiva disponibili nell'ospedale cittadino, si sarebbe deciso di lasciar morire gli anziano nella casa di riposo: "Stiamo parlando di vecchietti da 85 a 96 anni… Ho fatto il medico per salvare tutti, ma in questo caso bisogna andare giù duri… – dice il medico della centrale operativa del 118 nelle chiamate registrate e acquisite dalla Procura parlando con l'ospedale di Vercelli – Ho parlato con l'unità di crisi, con la vostra direzione sanitaria e con te, concordiamo tutti a lasciarli al loro posto belli tranquilli". "A posto – si sente rispondere – anche io farei… presto dovranno portare le bare". Cinque anziani sarebbero effettivamente morti dopo questa telefonata.

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