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Ritorno a Rigopiano, la messa nell’area dove sono state ritrovate le 29 vittime

Con l’autorizzazione della Procura di Pescara e della Compagnia Carabinieri di Penne, oggi pomeriggio, a 18 mesi esatti dal disastro che tolse la vita a 29 persone, è stata celebrata per la prima volta una messa all’interno dell’area di ciò che resta del resort.
A cura di Biagio Chiariello
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A un anno e mezzo esatto dalla tragedia di Rigopiano, le famiglie delle 29 vittime hanno chiesto di poter celebrare una messa nell'area dell'hotel travolto dalla valanga, ormai ripulita dalle macerie. Per la prima volta, il sito è stato riaperto al pubblico dopo il sequestro disposto dalla Procura che si sta occupando delle indagini. La magistratura ha dato il consenso. Il rito religioso è iniziato alle 16.49, l'ora esatta in cui il 18 gennaio 2017 la slavina distrusse il resort di Farindola, seminando distruzione e disperazione.

"Oggi è il giorno del ricordo dei nostri 29 angeli che non ci sono più. Noi continueremo a combattere perché sia fatta giustizia e non accada mai più, sarà però una giustizia relativa perché mia figlia non me la ridà nessuno indietro”, sono le parole amare di Mario Tinari, padre di Jessica, 24 anni, morta insieme al fidanzato Marco Tanda. Tra i presenti anche Massimiliano Giancaterino, ex sindaco di Farindola, che ha perso il fratello ed è indagato per l’inchiesta sul disastro di Rigopiano in relazione alla mancata adozione del nuovo piano regolatore generale del Comune pescarese e alla mancata convocazione della commissione valanghe, riunitasi l'ultima volta nel 2005.

Il dramma di Rigopiano è avvenuto 18 mesi fa quando, in piena emergenza neve, una valanga travolse l'intera struttura, spostandola 10 metri più a valle. In quel momento nell'albergo c’erano 40 persone (28 ospiti, di cui 4 bambini, e 12 dipendenti): 29 persero la vita, solo in 11 sopravvissero. Sono 23 gli indagati per la vicenda dell'Hotel. I reati ipotizzati negli avvisi di garanzia emessi il 23 novembre scorso dal procuratore capo di Pescara Massimiliano Serpi e dal sostituto Andrea Papalia, vanno, a vario titolo, dal crollo di costruzioni o altri disastri colposi, all'omicidio e lesioni colpose, all'abuso d'ufficio e al falso ideologico, alla rimozione o omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro.

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