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Renzi consulente dell’Arabia Saudita, ricordatevelo anche quando sarà di nuovo in maggioranza

Finalmente abbiamo scoperto, complici le consulenze di Renzi, che l’Arabia Saudita è una tirannia, che Mohamed bin Salman uccide i giornalisti, che i conflitti d’interesse sono una cosa brutta. Ecco, magari ricordiamocelo anche se e quando Renzi tornerà in maggioranza, magari accompagnato da Silvio Berlusconi.
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Toccherà ringraziarlo, Matteo Renzi. Finalmente, complici le consulenze e le conferenze dell’ex premier e attuale leader di Italia Viva, ci siamo tutti accorti che l’Arabia Saudita – tuttora e da tempo immemore alleato nostro e della Nato in Medio Oriente – è una monarchia teocratica che applica la pena di morte nei confronti degli omosessuali, che discrimina le donne, in cui non esiste libertà d’espressione e in cui è ancora vigente la kafala, una moderna forma di schiavitù per le lavoratrici domestiche, a proposito di costo del lavoro da invidiare.

Finalmente, mentre sghignazziamo sentendo il leader di Italia Viva parlare di “nuovo rinascimento” a proposito di Ryad, ci accorgiamo che Mohamed bin Salman è tutto fuorché il “grande principe” di cui parla Renzi, e nemmeno il leader progressista che traghetterà l’Arabia fuori dal Medio Evo di cui hanno cianciato per mesi i media occidentali, mentre Aramco – il fondo sovrano dei Saud – si preparava a quotarsi alla borsa di Londra, innaffiando di petrodollari i mercati finanziari, bensì un tiranno forse solo un po’ meno sanguinario dei suoi predecessori, comunque capace di inviare squadroni di assassini a uccidere i giornalisti critici col regime dei Saud a Istanbul o a Toronto.

Finalmente qualcuno si è accorto pure del fatto che ai Saud abbiamo venduto armi per bombardare lo Yemen fino all’altro ieri, e a cui comunque continuiamo a vendere fucili, pistole e armi automatiche. Tangenzialmente, magari, ricordiamoci pure che le stesse armi le vendiamo anche all’Egitto di Al Sisi, tiranno del regime che ha ucciso Giulio Regeni e che tiene prigioniero Patrick Zaki da più di un anno, anche se Renzi non va a fare conferenze al Cairo.

Finalmente, ci siamo pure accorti che non è buona cosa che un rappresentante del popolo italiano, leader di una formazione che esprime ministri e sottosegretari abbia interessi privati con potenze straniere in potenziale conflitto con quelle del Paese di cui è cittadino e senatore, cosa che evidentemente non aveva la medesima rilevanza fino a che Renzi se ne stava (relativamente) tranquillo in maggioranza con Pd e Cinque Stelle, senza fare alcun mistero delle sue conferenze e delle sue consulenze negli Emirati Arabi, in Arabia Saudita, in Cina.

Ecco, magari ricordiamoci di tutto questo anche quando la crisi sarà rientrata e avremo un governo in carica nel pieno dei suoi poteri, con un maggioranza ancora più solida e 209 miliardi da spendere. Ricapitoliamo: ricordiamoci che non è buona cosa avere grandi rapporti con Paesi liberticidi e ancor meno vender loro armi che usano per opprimere il loro e altri popoli. Ricordiamoci che i conflitti d’interesse sono una cosa brutta, sia che riguardino Matteo Renzi, sia che coinvolgano qualcun altro, ad esempio il padre delle patria liberale ed europeista, tangenzialmente pure amico di Putin e utilizzatore seriale delle istituzioni per fare gli interessi delle sue aziende, da 27 anni buoni.

Ricordiamocelo. Anzi, ricordatevelo. Perché – questa è una promessa – noi non ce lo dimentichiamo.

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Francesco Cancellato è direttore responsabile del giornale online Fanpage.it e membro del board of directors dell'European Journalism Centre. Dal dicembre 2014 al settembre 2019 è stato direttore del quotidiano online Linkiesta.it. È autore di “Fattore G. Perché i tedeschi hanno ragione” (UBE, 2016), “Né sfruttati né bamboccioni. Risolvere la questione generazionale per salvare l’Italia” (Egea, 2018) e “Il Muro.15 storie dalla fine della guerra fredda” (Egea, 2019) e"Nel continente nero, la destra alla conquista dell'Europa" (Rizzoli, 2024). Il suo ultimo libro è "Il nemico dentro. Caso Paragon, spie e metodi da regime nell'Italia di Giorgia Meloni" (Rizzoli, 2025)
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