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Ragusa, a 6 anni si ustiona a scuola ma il caso viene archiviato: “Chiediamo aiuto all’Europa”

Hanno deciso di ricorrere alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, la quale dovrà stabilire le responsabilità dello Stato Italiano, i genitori di una bimba di 6 anni di Ragusa che era rimasta ustionata mentre era a scuola. Dopo aver depositato denuncia, ad aprile 2020 il Giudice delle indagini preliminari ha ritenuto che per quanto accaduto non ci fosse alcun colpevole. L’avvocato: “Nonostante l’amarezza non si sono arresi”.
A cura di Ida Artiaco
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È rimasta ustionata gravemente mentre era a scuola ma per il giudice non c'è alcun responsabile per quanto successo così ha archiviato il caso. Ma i genitori della bimba di 6 anni, affetta da un grave disturbo dello spettro autistico e protagonista di questa vicenda, non ci stanno e hanno chiesto al loro avvocato di proporre ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo per avere giustizia. "Non può essere condivisa una tesi in base a cui un genitore lascia il figlio a scuola e lo ritrova bruciato al centro ustionati, senza che nessuno abbia colpa – ha spiegato il legale della famiglia, Michele Savarese -. La mamma e il papà della piccola si sono sentiti traditi da uno Stato a cui hanno affidato la figlia che gli è stata restituita piangente in un letto d’ospedale, lo stesso Stato che non è riuscito a trovare i colpevoli". Ma procediamo con ordine.

L'ustione sul corpo della bimba.
L'ustione sul corpo della bimba.

Tutto è cominciato a febbraio del 2019, quando la bambina, che era andata come ogni giorno a scuola, è uscita con gravi lesioni alle gambe ed ai glutei ed è stata ricoverata d’ urgenza presso il centro grandi ustionati dell’Ospedale Cannizzaro di Catania. Secondo quanto ha riferito il legale della famiglia, la piccola era andata in bagno quando ha all'improvviso accusato un forte bruciore dopo essersi seduta sul water, cominciando a urlare e a piangere, che è anche quanto si legge nella denuncia subito depositata dai genitori. Tutto questo perché, ha spiegato l'avvocato a Fanpage.it, "qualcuno aveva dimenticato di rimuovere i prodotti chimici che erano stati utilizzati per le pulizie del bagno. Questi sono i fatti, comprovati dagli atti d’ indagine in cui è emerso che il giorno in cui la bambina è rimasta vittima delle lesioni, il collaboratore scolastico, come da lui stesso dichiarato, si è rifiutato di disostruire un gabinetto perché tale operazione lo infastidiva". Pertanto, ha continuato, "la responsabile del plesso scolastico, pur non avendo alcuna competenza tecnica in materia, ha deciso di agire in prima persona causando l’ allagamento del bagno e utilizzando per la
pulizia prodotti ustionanti che non sono stati rimossi ne da lei né dal bidello ed hanno causato le gravi lesioni".

Ad aprile 2020 il Giudice delle indagini preliminari ha ritenuto che per quanto accaduto non ci fosse alcun colpevole. Ma i genitori non vogliono fermarsi.  "Nonostante l’amarezza non si sono arresi  – ha concluso l'avvocato Savarese – ed hanno deciso di ricorrere alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea la quale dovrà stabilire le responsabilità dello Stato Italiano. Ci sono non pochi elementi su cui la magistratura avrebbe dovuto indagare, ma a prescindere da ciò ci si chiede che ruolo hanno gli insegnanti e i collaboratori scolastici se non quello di vigilare sull'incolumità dei bambini?".

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