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Protesta degli attivisti di Ultima generazione a Venezia: bloccato il Ponte della Libertà

L’atto della disobbedienza civile ha avuto come teatro il ponte che collega Venezia con la terraferma, già in tilt a causa di un incidente tra vari mezzi prima e dello sciopero della Cgil. “Venezia è un caso esemplare di situazione ad alto rischio a causa degli effetti del collasso eco-climatico in Italia”.
A cura di Biagio Chiariello
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Bloccare la riapertura delle centrali a carbone, cancellare il progetto di nuove trivellazioni, aumentare l'uso dell'attività eolica, fermare un governo che – sostengono – sta contribuendo a portare il pianeta verso un processo irreversibile investendo in combustibili fossili. Questi gli obiettivi annunciati dagli attivisti di Ultima Generazione che oggi, mercoledì 14 dicembre, si sono resi protagonisti di un blitz all'imbocco del Ponte della Libertà di Venezia.

La protesta ha avuto come teatro il collegamento tra Mestre e Venezia, peraltro già in tilt avvenuto in mattina a causa di un incidente tra vari mezzi, oltre che per lo sciopero della Cgil. I disobbedienti, armati di striscioni e catene, avrebbero dovuto agire intorno alle 7.30, ma visto che sul Ponte c'era già coda anche senza la protesta, ha atteso che la situazione si stabilizzasse per poi entrare in azione.

Gli attivisti dopo una trentina di minuti sono stati portati via dagli agenti di polizia, intervenuti sul posto per ripristinare la viabilità sul ponte, dopo le proteste degli automobilisti. Saranno tutti denunciati.

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Spiega Ultima Generazione in una nota: "Venezia è un caso esemplare di situazione ad alto rischio a causa degli effetti del collasso eco-climatico in Italia. È certo, infatti, che sul territorio italiano questa città simbolo sarà tra le prime a essere colpita sempre più regolarmente da fenomeni quali l’innalzamento dei mari, la salinizzazione dei territori coltivabili e tempeste, che porteranno ad un progressivo abbandono di queste meravigliose zone.

Come possiamo nuovamente vedere dai recenti disastri di Ischia, delle Marche quest’estate, gli investimenti in provvedimenti palliativi e di recupero danni causati da eventi atmosferici estremi già avvenuti non sono più sufficienti né accettabili; occorre un immediato cambio di rotta per affrontare il problema in tutta la sua complessità e immediatezza".

E ancora: "L'intera pianura Padana, come il meridione, diventeranno nel prossimo decennio zone invivibili, con un conseguente aumento delle tensioni interne, legate ai flussi migratori per trovare nuovi terreni coltivabili e abitabili.

Una visione chiara di ciò che sarà il nostro futuro la osserviamo con sguardo disattento e distaccato notando ciò che già ora sta accadendo da diverso tempo in Africa, nel Medio Oriente e in zone del Sud Est asiatico in cui le migrazioni climatiche sono realtà già drammaticamente attualissime.

Il monito cui assistiamo da una prospettiva di totale indifferenza e insensibilità deve arrivare a colpire chiunque, smuovendo il bisogno di domandare con forza ai nostri Governi azioni concrete e rapide per prevenire simili scenari, più che probabili anche per noi".

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