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Processo sul fotoricatto a dirigente Mediaset, Cassazione conferma condanna per Emilio Fede

È stata confermata dalla Corte di Cassazione la condanna per tentata estorsione a carico dell’ex direttore del Tg4 Emilio Fede nell’ambito del processo sul “fotoricatto” ai danni del dirigente Mediaset Mauro Crippa. Il giornalista è stato ritenuto responsabile di un tentativo di ricatto fotografico.
A cura di Susanna Picone
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È stata confermata in Cassazione la condanna per Emilio Fede nell'ambito del processo sul “fotoricatto” ai danni del dirigente Mediaset Mauro Crippa. La seconda sezione penale della Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalla difesa di Fede contro la decisione con cui la Corte d'appello di Milano, confermando la responsabilità dell'ex direttore del Tg4 per due capi di imputazione e assolvendolo da uno degli episodi che gli erano contestati, aveva ridotto la condanna che gli era stata inflitta nel 2017 in primo grado a due anni e tre mesi. Secondo la Corte di Cassazione, i motivi proposti nel ricorso di Fede tendono "a ottenere una inammissibile ricostruzione dei fatti mediante criteri di valutazione diversi da quelli adottati dal giudice di merito, il quale, con motivazione esente da vizi logici e giuridici, ha esplicitato le ragioni del suo convincimento”. La Corte osserva che le "conclusioni circa la responsabilità del ricorrente risultano adeguatamente giustificate dal giudice del merito attraverso una puntuale valutazione delle prove, che ha consentito una ricostruzione del fatto esente da incongruenze logiche e da contraddizioni”.

La sentenza impugnata, rilevano quindi i giudici, "ha adeguatamente giustificato la ricostruzione del ruolo di mandante di Fede rispetto all'elaborazione di foto compromettenti da utilizzare contro Crippa, individuato come il principale responsabile del suo licenziamento da Mediaset; al riguardo – si legge nella sentenza – si sono ampiamente illustrate le ragioni, di fatto e logiche, in virtù delle quali Fede è stato individuato quale ideatore del reato di estorsione, programmando la realizzazione delle immagini compromettenti per Crippa (risultando irrilevante ai fini di causa se le stesse fossero vere o false), nonché quale autore del tentativo di utilizzo delle stesse a fini strumentali rispetto al disperato tentativo di evitare il licenziamento da Mediaset che Crippa, responsabile dell'informazione, aveva deciso di attuare".

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