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Epatite acuta nei bambini, cosa sappiamo: le ultime notizie

Pregliasco sull’epatite acuta nei bambini: “Adenovirus o co-infezione Covid tra le possibili cause”

Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università di Milano, spiega a Fanpage.it le cause e i sintomi dell’epatite acuta che sta colpendo alcuni bambini in tutto il mondo, Italia inclusa: “Ipotesi adenovirus 41 e co-infezione Covid. Ma è presto per parlare di allarme, i genitori possono stare tranquilli”.
Intervista a Dott. Fabrizio Pregliasco
Virologo dell'università degli Studi di Milano.
A cura di Ida Artiaco
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Le cause delle epatiti acute che si stanno registrando nei bambini dai zero a 16 anni d'età in tutto il mondo sono ancora ignote ma ci sono una serie di ipotesi che si possono prendere in considerazione. L'importante è capire che è troppo presto per parlare di allarme. Ne è convinto Fabrizio Pregliasco, virologo dell'università degli Studi di Milano, che a Fanpage.it ha fatto il punto della situazione sulla misteriosa patologia che è arrivata anche in Italia, dopo l'allerta lanciata da Regno Unito e Olanda.

Dott. Pregliasco, cosa sappiamo al momento sulle cause di queste epatiti acute nei bambini?

"Immaginiamo sia stata una giusta segnalazione di trasparenza da parte dell'Inghilterra che è molto attenta nel sequenziare e mettere in discussione queste epatiti, che ci sono ma non sono poi così frequenti, perché anche i casi complessivi non sono molti nei bambini. In genere poi si tratta di forme che si risolvono in breve tempo, anche se qualcuna è più grave. Bisogna vedere l'aspetto positivo: si è lanciata questa allerta a livello mondiale per cercarne la causa, che al momento resta ignota anche se alcune ipotesi sono state fatte".

Per esempio?

"Prima di tutto c'è l'ipotesi dell'adenovirus 41, che è molto frequente ma che può essere anche un riscontro casuale perché la gran parte dei bimbi è esposta a questo virus, che a sua volta fa parte di forme respiratorie simil-influenzali che colpiscono anche altri organi come il fegato. Potrebbe anche essere dovuto ad una co-infezione o una infezione successiva Coronavirus e adenovirus. Infine, ci sono anche forme auto-immuni.  Bisogna confrontarsi sulle casistiche perché solo con tanti casi si riesce a individuarne la causa".

Secondo lei è presto per parlare di allarme?

"Sì, è troppo presto. Dobbiamo procedere con i piedi di piombo. Se c'è una cosa che ci ha insegnato il Covid è quella di essere attenti e sottolineare situazioni che puzzano per poi studiarle e intervenire il prima possibile".

Qualcuno crede che queste epatiti siano dovute alle misure anti Covid. Secondo lei è plausibile? 

"Concordo con l'ipotesi che, complice l'isolamento sociale imposto dalle restrizioni adottate per il contenimento della pandemia, ci possa essere stato un abbassamento delle difese, con una quota maggiore di infezioni da adenovirus che prima risultavano più diluite. Un po' come è successo all'inizio dell'inverno con l'epidemia di RSV (virus respiratorio sinciziale). Escludo invece qualsiasi legame con il vaccino Covid".

Quali consigli si sente di dare ai genitori?

"Bisogna fare attenzione ai sintomi tipici dell'epatite, quindi ingiallimento delle cornee, cioè della parte bianca degli occhi, disturbi digestivi, febbre e transaminasi alte. Tuttavia, solo pochi casi rientrano al momento in questa casistica, queste epatiti ci sono a prescindere da questa classificazione specifica. In generale i genitori possono stare tranquilli, per la maggior parte si tratta di una patologia che si risolve in breve tempo".

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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