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Prato, sgomberato presidio operai in sciopero: “Quasi strangolato dalla polizia, pensavo di morire”

“Mi hanno strangolato per più di dieci secondi, non riuscivo a respirare. A un certo punto sono riuscito a dire al poliziotto che avevo paura di morire. Mi ha risposto che facevo bene”. È il racconto di Luca Toscano, coordinatore SiCobas in merito allo sgombero del presidio Texprint davanti a Piazza del Comune a Prato. Otto ex operai e due sindacalisti si trovavano lì dal1 settembre per uno sciopero della fame.
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Venerdì 3 settembre, le forze dell'ordine hanno sgomberato con l'uso della forza il presidio permanente di otto operai Texprint e due sindacalisti SiCobas davanti al Comune di Prato. La protesta pacifica era iniziata due giorni prima, quando i lavoratori e i loro rappresentanti avevano annunciato uno sciopero della fame in Piazza del Comune, per poi accamparsi di fronte agli uffici del sindaco.

Lo sgombero è avvenuto all'alba: le tende sono state smontate e operai e sindacalisti sono stati portati in questura, dove uno di loro è stato messo in arresto, insieme ad altre tre persone venute a portare sostegno ai lavoratori. In questo frangente, i manifestanti denunciano un uso della forza sproporzionato da parte della polizia, con violenze fisiche quali "pugni, episodi di strangolamento e intimidazioni". "Mi hanno strangolato per più di dieci secondi, non riuscivo a respirare" racconta Luca Toscano, coordinatore SiCobas. "A un certo punto sono riuscito a dire al poliziotto che mi teneva che avevo paura di morire. Mi ha risposto che facevo bene".

Interrogata sull'accaduto, la Questura ha negato qualsiasi forma di violenza, argomentando che l'utilizzo della forza (spostare una persona di peso, n.d.r.) si rende necessario quando viene effettuata una resistenza attiva o passiva, come in questo caso.

Texprint, perché gli ex operai e i sindacalisti erano in sciopero della fame

Lo scopo della protesta era quello di sensibilizzare le istituzioni di Prato sulle condizioni "di sfruttamento sistematico e schiavitù" all'interno della ditta di stamperia tessile a conduzione cinese Texprint s.r.l. Secondo diciassette lavoratori pachistani e un senegalese tutti licenziati ad aprile 2021, l'azienda del Macrolotto 2 non fornisce nessun tipo di garanzia ai suoi lavoratori, assunti con "falsi contratti di apprendistato", costretti a lavorare anche di notte e costantemente video sorvegliati. Molti di loro hanno anche denunciato gravi infortuni, come Hamid, che ha perso una falangetta di un dito mentre lavorava ad macchinario. Uno dei dirigenti Texprint lo avrebbe accompagnato in ospedale personalmente senza chiamare l'ambulanza al fine di impedire che l'operaio dicesse che si era fatto male a lavoro.

Accampati insieme a due sindacalisti SiCobas davanti al Comune di Prato, gli ex lavoratori chiedono di essere riassunti con contratti regolari. Chiedono anche la revoca delle multe ricevute dall'inizio degli scioperi ad oggi, per un ammontare superiore a 30 mila euro. Si appellano alle istituzioni perché li sostengano e affianchino nel processo di ottenimento del permesso di soggiorno per sfruttamento previsto dall'art. 18 del Testo Unico sull'Immigrazione. Infine, reclamano il verbale dell'Ispettorato del Lavoro di Prato sulle perizie effettuate alla Texprint ormai diversi mesi fa. "L'esito di quella perizia può davvero fare la differenza per i lavoratori Texprint, ma per ora dall'Ispettorato non ci sono notizie", spiega Francesca Ciuffi, coordinatrice sindacale SiCobas.

Texprint, la parola all'assessore Simone Mangani

Quanto alle istituzioni, l'assessore alla cittadinanza Simone Mangani, che abbiamo contattato telefonicamente ha dichiarato che il Comune di Prato è vicino ai lavoratori Texprint come lo è a tutti gli altri lavoratori. "Negli anni il Comune di Prato si è dotato di strumenti nuovi per combattere quell'odioso nemico comune che è lo sfruttamento lavorativo. Abbiamo creato uno sportello antisfruttamento che si occupa proprio di queste questioni, insieme ad altri progetti come il progetto LAIV, che sostiene i lavoratori più fragili. Dall'inizio delle proteste abbiamo invitato gli operai della Texprint a venire allo sportello comunale, ma solo a giugno hanno iniziato a prendere appuntamenti. Ad oggi nessuno ha annullato l'appuntamento di lunedì 6 settembre, ad esempio".

Secondo i SiCobas, però, gli strumenti messi a disposizione dal Comune di Prato non sono né sufficienti né adatti per la specificità del caso Texprint: "Gli incontri allo sportello antisfruttamento, come abbiamo detto in tutti questi giorni, vanno avanti da più di tre mesi e rispetto alle questioni poste su verbale ITL, residenze anagrafiche e permessi di soggiorno non si è prodotto nulla", dichiara. E conclude: "Continua a prevalere l'idea che i bisogni di questi lavoratori si debbano "adeguare" agli strumenti e le politiche disponibili (ai lavoratori è stato proposto l'ingresso nel SAI exSprar, accessibile solo per titolari di richiedenti asilo – non tutti i lavoratori- ed evidentemente pensato per esigenze ed utenze diverse da quelle di cui si tratta), invece di aprire il dialogo per fare il contrario ed adeguare gli strumenti e le politiche ai bisogni che, ripeto, sono prioritariamente residenza, accesso all'assistenza medica e permesso di soggiorno".

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