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Piccolo Tommy, la madre: “Ho ancora i suoi giochi in un baule. Permessi premio agli assassini? Fa male”

Avrebbe compiuto 18 anni il piccolo Tommaso Onofri, rapito e ucciso nel 2006 a soli 18 mesi. La madre: “I suoi assassini escono grazie a permessi premio: fa male”
A cura di Chiara Ammendola
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Tommaso Onofri (Facebook)
Tommaso Onofri (Facebook)

Il 6 settembre di quest'anno avrebbe compiuto 18 anni Tommaso Onofri, il bambino di 18 mesi ucciso dai suoi rapitori nel 2006. La sua storia ha tenuto col fiato sospeso l'Italia intera che per giorni ha sperato che quel piccolo, portato via ai genitori dalla loro casa di Casalbaroncolo, frazione di Parma, potesse essere ancora vivo: il suo corpo, ormai senza vita, fu invece ritrovato dopo quasi un mese dal rapimento sepolto lungo il fiume Erna.

A distanza di 16 anni a ricordare quello che fu poi soprannominato "il piccolo Tommy" è la madre, Paola Pellingelli, 59 anni, rimasta a vivere nella villetta dalla quale fu portato via il figlio: dopo la morte del marito, avvenuta nel 2014, è rimasta lì con il figlio maggiore, oggi 24enne. Ma il dolore di quel giorno non è mai scomparso così come l'amarezza di sapere che i suoi assassini escono dal carcere grazie a permessi premio perché "si sono comportati bene": “Non meritano di essere citati – spiega la donna in un'intervista rilasciata al Corriere della Sera – voglio solo commentare che dovrebbero almeno stare in carcere dopo le condanne, invece mi risulta che due di loro godano di permessi premio e semilibertà e fa male, molto”.

Da quel giorno la villetta di Casalbaroncolo è cambiata perché, dice, sono stati necessari lavori di manutenzione ma le cose di Tommy sono rimasta in casa. Mamma Paola le ha messe in un baule che ha conservato in soffitta e che non riesce ad aprire perché fa ancora male e che un giorno spera di poter dare via: “Tante volte ho pensato di regalarli a famiglie in difficoltà – spiega – ma per ora non ce la faccio a separarmene. Un giorno forse ci riuscirò”.

Negli anni, soprattutto dopo la morte del marito, ha deciso di farsi accompagnare da un cane, un pitbull al quale è legatissima e col quale trascorre le sue giornate che sono sempre costellate dal ricordo di Tommy in ricordo del quale ha fondato anche un'associazione che offre aiuto concreto ai bambini.

“Ora ad esempio sto andando a comprare libri e materiale didattico per i bambini delle scuole che ne hanno bisogno – racconta – abbiamo anche donato un pulmino a una associazione di disabili”, racconta Paola che spiega come in questi anni non sia mai mancato l'affetto nei suoi confronti: “A Massafra, in Puglia, hanno intitolato un parco giochi a mio figlio – spiega – insomma, il calore delle persone comuni � ancora tanto e mi aiuta”.

A mancare è stata invece la presenza dello Stato: “Non l'ho mai sentito vicino – spiega – le persone, quelle sì, a partire dagli amici, dai poliziotti, dalla gente del mio paese”. Infine un pensiero agli assassini di suo figlio: “Oggi dico che io sono molto meglio di quegli individui, quindi non chiederei mai che li uccidessero. Ma devono restare in prigione e scontare tutta la pena, almeno questo”.

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