Perugia, il “professore mi ha insultato e picchiato, ma non sono omosessuale”

Da una parte che un professore additato per violento omofobo che assicura la sua innocenza (“Non sono né omofobo, né picchiatore. Ho insegnato nelle carceri, ho un master nei disturbi dell’attenzione, sono stimato e amato dai miei vecchi alunni. E ora, dopo 13 anni di insegnamento in prova, a un anno dal diventare professore di ruolo, mi sarei messo a insultare e a menare un ragazzino di 14 anni. E che so’ impazzito?”), dall’altra che uno studente di Perugia di 14 anni che, anche al suo avvocato, giura di essere stato picchiato e insultato dal suo insegnante davanti a tutti gli altri compagni di classe in aula: “Sono sicuro. Ero diventato blu. Per fortuna è intervenuto il mio compagno e il prof mi ha tolto le mani dal collo”. E’ passata quasi una settimana dalla vicenda. Durante la lezione di Accoglienza alberghiera all’istituto professionale di Assisi, il ragazzo, come confermato da tre compagni di scuola, sarebbe stato insultato dal prof che, passeggiando per l'aula, avrebbe detto "essere gay è una brutta malattia" guardando fisso lo studente. L’uomo è stato denunciato per lesioni ed ora sarà interrogato. Nel frattempo il viceministro dell’istruzione, Davide Faraone, incontrerà il ragazzo per un colloquio privato. La madre del 14enne perugino ora però chiede tranquillità per il figlio e ci tiene a precisare che “non è gay. Anche se non ha nulla contro gli omosessuali. Ma il motivo principale per cui abbiamo voluto denunciare non sono quelle frasi, ma il fatto che sia stato picchiato all’interno di una classe, durante l’orario scolastico. Qualsiasi cosa abbia detto o fatto, non poteva essere mandato dal preside o buttato fuori dalla classe? Perché quell’ematoma?”.
Il referto del pronto soccorso dell’Ospedale di Perugia. “Contusione sulla gamba destra”, “5 giorni di prognosi”. “Lui non voleva neanche dirlo, ma l’ho visto che zoppicava, ho insistito e alla fine è scoppiato a piangere e mi ha raccontato tutto. Non ho motivo di credere che non dica la verità”, assicura la madre di Cristian. “Stavano svolgendo un esercizio in classe – aggiunge l’avvocato Rolla – lui era rimasto indietro e ha chiesto aiuto al compagno di banco. A quel punto il ragazzo riferisce che il professore, seccato perché si distraeva, gli ha detto quelle frasi”. Ora toccherà alla magistratura accertare quanto accaduto. Intanto il ministro Stefania Giannini è stata chiara: “Se accertato, sarebbe un fatto gravissimo”.