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Covid 19

Perché in Italia si torna a parlare di obbligo vaccinale

In Italia si torna a parlare di obbligo vaccinale. Mentre il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, lo ha escluso al momento, aumenta il fronte di coloro che si dicono favorevoli. Tra di loro, c’è il professor Sergio Abrignani, membro del Comitato tecnico scientifico: “Per questo virus che è un problema di sanità pubblica ci vuole l’obbligo così come lo abbiamo avuto per il vaiolo e per la polio”. Curcio (Protezione civile): “Opzione da valutare in futuro, visto che dovremmo fare dei richiami annuali”.
A cura di Ida Artiaco
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Negli ultimi giorni si è tornati a parlare di obbligo vaccinale, che al momento in Italia esiste solo per la categoria dei sanitari. Il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, lo ha escluso: "Al momento non c'è nessun work in progress sull'obbligo vaccinale", ha detto intervenendo questa mattina a 24Mattino su Radio 24, aggiungendo che "andando avanti vi sarà una quota di persone che non vorranno fare il vaccino. Se improvvisamente vi è un calo di coloro che ricorrono alla vaccinazione è giusto che quei vaccini siano dati ad altri". Ma il dibattito è acceso tra gli esperti, soprattutto ora che si cominciano a vedere i primi risultati della campagna di vaccinazione, con un drastico calo del numero degli ospedalizzati e dei decessi, oltre che delle nuove infezioni.

Il fronte dei favorevoli all'introduzione dell'obbligo vaccinale è nutrito. Tra di loro c'è il professor Sergio Abrignani, membro del Comitato tecnico scientifico: "Io sono assolutamente favorevole all'obbligo vaccinale. Già lo dissi a gennaio – ha spiegato in una intervista al Messaggero -. Per questo virus che è un problema di sanità pubblica ci vuole l'obbligo così come lo abbiamo avuto per il vaiolo e per la polio". L'esperto ha poi sottolineato che "in Italia l'11% dice non si vuol far vaccinare, il 7% risponde probabilmente no. Di fatto siamo al 18% e la maggior parte è sotto i 60 anni, non è più un problema individuale: se non mi vaccino io causo un danno alla comunità. Se in 10 milioni non si vaccinano in Italia rischiano di selezionare nuove varianti che possano diventare insidiose. Tra l'altro, quei 10 milioni mettono a rischio anche i 500mila che non possono vaccinarsi per le loro condizioni di salute".

D'accordo con l'obbligo vaccinale anche il capo della protezione civile, Fabrizio Curcio, definendola in una intervista a La Stampa di qualche giorno fa, "un'opzione da valutare in futuro, visto che dovremmo fare dei richiami annuali". Questo per non buttare via i progressi fatti finora e avvicinarsi il più possibile all'agognata immunità di gregge. "Abbiamo milioni di persone protette, soprattutto nelle categorie più a rischio. Un italiano su tre ha ricevuto il vaccino, anzi la percentuale è più alta, visto che non tutte le fasce della popolazione sono vaccinabili. Poi abbiamo un 18-20% che ha completato il ciclo con la doppia dose, quindi siamo a buon punto. Agli italiani dico di guardare al futuro con grande positività. Spesso perdiamo la memoria di tutto: un anno fa non avevamo vaccini e nemmeno contezza di come questo virus si muovesse e diffondesse. Oggi abbiamo molta più consapevolezza e la possibilità di tornare a una nuova normalità". Ed anche per Sandra Zampa, ora responsabile della Sanità del Pd e fra i consiglieri del ministro della Salute, Roberto Speranza, "il tema c'è tutto. Vedo in giro troppi sessantenni titubanti e con timori anche comprensibili ma francamente ingiustificati. È stato un bene aver obbligato al vaccino il personale sanitario. Sarebbe opportuno che si facesse il punto e che si prendessero provvedimenti per medici e infermieri che non si vaccinano come previsto dalla legge. Io penso che tutti i dipendenti pubblici che hanno a che fare direttamente con altre persone, ad esempio gli insegnanti o gli addetti agli sportelli e così via, dovrebbero essere obbligati al vaccino".

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