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Perché il Vaticano ha detto sì a battesimo per trans e figli di coppie gay: “La Chiesa non è dogana”

Il Dicastero per la dottrina della fede ha ribadito il sì a battesimo per transgender e figli di coppie gay. Per spiegare il sì ha richiamato le stesse parole di Papa Francesco: “La Chiesa non è una dogana, è la casa paterna dove c’è posto per ciascuno con la sua vita faticosa”.
A cura di Antonio Palma
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Una persona transgender può essere battezzata ed essere padrino o madrina di battesimo e di nozze, anche se sottoposto a trattamento ormonale e ad intervento chirurgico di cambio sesso, così come possono accedere al battesimo i figli di coppie gay. La decisione del Vaticano, che nelle scorse ore ha fatto tanto rumore, è stata messa nera su bianco in una nota del Dicastero per la dottrina della fede, controfirmata da Papa Francesco, redatta per rispondere ai dubbi di Monsignor José Negri, Vescovo di Santo Amaro in Brasile.

Il prelato, infatti, la scorsa estate aveva inviato una serie di domande puntuali al Vaticano per dirimere alcune questioni che in questi anni hanno diviso diocesi e fedeli cattolici. Dal Vaticano hanno voluto chiarire punto per punto ogni aspetto con una nota redatta il 31 ottobre scorso in cui si ribadiscono i contenuti fondamentali in materia che già in passato il Dicastero aveva spiegato.

Per farlo hanno richiamato le stesse parole che Papa Francesco ha usato nella sua Esortazione apostolica Evangelii gaudium, sull’annunzio del vangelo nel mondo attuale. I transenger possono essere battezzati alle medesime condizioni degli altri fedeli perché il battesimo "è la porta che permette a Cristo Signore di stabilirsi nella nostra persona e a noi di immergerci nel suo Mistero". Questo implica concretamente che "nemmeno le porte dei Sacramenti si dovrebbero chiudere per una ragione qualsiasi. Questo vale soprattutto quando si tratta di quel sacramento che è “la porta”, il Battesimo […] la Chiesa non è una dogana, è la casa paterna dove c’è posto per ciascuno con la sua vita faticosa".

Secondo il Dicastero, dunque, "Un transessuale – che si fosse anche sottoposto a trattamento ormonale e ad intervento chirurgico di riattribuzione di sesso – può ricevere il battesimo, alle medesime condizioni degli altri fedeli, se non vi sono situazioni in cui c’è il rischio di generare pubblico scandalo o disorientamento nei fedeli".

Allo stesso modo il Dicastero per la dottrina della fede ricorda che "Non c’è nulla nella vigente legislazione canonica universale che proibisca ad una persona transessuale di essere testimone di un matrimonio" così come "non c'è nulla che proibisca ad una persona omoaffettiva e che convive di essere testimone di un matrimonio".

I transgender possono anche essere padrino o madrina di battesimo, secondo il Vaticano, però a determinate condizioni. "Non costituendo tale compito un diritto, la prudenza pastorale esige che esso non venga consentito qualora si verificasse pericolo di scandalo, di indebite legittimazioni o di un disorientamento in ambito educativo della comunità ecclesiale", sottolineano dal Dicastero guidato dal cardinale Victor Manuel Fernandez.

Infine, per i bimbi di coppe gay si applicano le medesime regole che valgono per tutti i fedeli e cioè il piccolo può essere battezzato se c'è "la fondata speranza che sarà educato nella religione cattolica". Allo stesso modo, "può essere padrino o madrina chi ne possegga l’attitudine" ma "Diverso è il caso in cui la convivenza di due persone omoaffettive consiste, non in una semplice coabitazione, bensì in una stabile e dichiarata relazione more uxorio, ben conosciuta dalla comunità".

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