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Cambiamenti climatici

Perché contro la siccità è giusto vietare di riempire le piscine con acqua potabile, ma non basta

Antonello Fiore, Presidente  Nazionale della Società Italiana di Geologia Ambientale: “Vietare l’uso di acqua potabile per riempire le piscine è una decisione sacrosanta che andrà necessariamente estesa ad altri territori. Ma non basta a risolvere la crisi idrica”.
Intervista a Antonello Fiore
Presidente  Nazionale della Società Italiana di Geologia Ambientale
A cura di Davide Falcioni
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È solo marzo, ma fiumi e laghi di molti territori italiani sono già a secco come se fossimo in estate inoltrata a causa delle scarse nevicate e delle temperature spesso superiori alle medie di riferimento del periodo.

La crisi climatica non fa sconti. Il risultato è una nuova ondata di siccità, o meglio un’emergenza siccità in realtà mai finita, con corsi d’acqua che hanno raggiunto uno stato di severità idrica “media” in tre delle sette autorità di distretto secondo gli ultimi bollettini emanati dalle stesse in questi ultimi mesi. In difficoltà in particolar modo il distretto idrografico del Fiume Po, quello dell’Appennino settentrionale e quello dell’Appennino centrale. Preoccupante anche la carenza di neve sull’arco alpino.

In questo quadro sta facendo molto discutere la decisione presa dalla società che eroga il servizio idrico nelle province di Siena e Grosseto. Dal primo giugno al 30 settembre per i comuni serviti da Acquedotto del Fiora sarà vietato l'utilizzo dell'acqua potabile per le piscine degli agriturismi. Dato l’allarme siccità si potrebbe pensare a un provvedimento sacrosanto, tuttavia i proprietari delle piscine sono sul piede di guerra ed è illusorio pensare che vietare il riempimento delle piscine possa bastare a far fronte a una crisi che, a causa del cambiamento climatico, diventerà strutturale e duratura. Che fare, dunque? Fanpage.it ha interpellato il dottor Antonello Fiore, Presidente  Nazionale della Società Italiana di Geologia Ambientale.

Negli agriturismo delle province di Siena e Grosseto da giugno a ottobre le piscine non potranno essere riempite con acqua potabile. Cosa pensa di questa decisione? Andrebbe estesa in altri territori?

È una decisione sacrosanta che andrà necessariamente estesa ad altri territori e che si sarebbe dovuta prendere anni fa, se davvero si pensa che l'acqua sia un elemento naturale prezioso e non inesauribile. L'ottimizzazione dei consumi d'altro canto è una delle misure fondamentali per contrastare la siccità: in futuro andranno realizzati degli impianti di depurazione affinché le strutture che possiedono una piscina evitino di riempirla con acqua potabile. Detto ciò, non illudiamoci che questo basti. Non risolveremo la crisi idrica semplicemente vietando ai proprietari di piscine di riempirle con acqua buona da bere: si tratta di un segnale culturale e politico importante, ma siamo molto lontani dalla soluzione del problema.

Cos'altro andrebbe fatto?

Almeno dal 2017 – anno caratterizzato da una crisi idrica simile a quella del 2022/2023 – avremmo dovuto ottimizzare i consumi: il 55% dell'acqua viene utilizzato in agricoltura, avremmo quindi dovuto limitare gli sprechi aggiornando i sistemi di irrigazione, installando cioè impianti che forniscano alle piante il minimo indispensabile dell'acqua necessaria per crescere. Vanno inoltre messe a dimora specie in grado di vivere in condizioni climatiche mutate rispetto al passato. Faccio un esempio: se sappiamo che andremo incontro a stagioni siccitose è del tutto inutile permettere agli agricoltori di coltivare Kiwi, specie molto idro-esigente. Idem per il riso, altra coltura molto idro-esigente che non andrebbe messa a dimora laddove si sa già che non sarà disponibile acqua. Ma non è tutto. Vanno recuperate le acque reflue: noi preleviamo le acque, le utilizziamo, le depuriamo e poi le buttiamo in mare o nei fiumi. Quelle acque andrebbero invece usate in agricoltura.

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C'è poi un altro problema: quasi la metà dell'acqua distribuita attraverso le reti idriche italiane non arriva nei rubinetti delle case ma si disperde a causa dell'obsolescenza degli acquedotti e del loro pessimo stato di manutenzione.

Anche quello delle perdite delle reti idriche è un fatto noto da anni. Le reti obsolete non vanno semplicemente riparate, ma sostituite del tutto. Non è possibile nel 2023 disperdere il 40% dell'acqua a causa di acquedotti vetusti.

Torniamo all'agricoltura. In alcune regioni si propone di prelevare acqua dai fiumi per irrigare i campi: cosa ne pensa?

Ai fiumi va necessariamente garantito il minimo deflusso vitale, altrimenti ne distruggeremmo la biodiversità in maniera potenzialmente irreversibile. Ribadisco, quindi, che vanno percorse altre strade: si utilizzino le acque depurate e si attinga a falde costiere valutando la possibilità di desalinizzare le acque salmastre. Vanno bene anche i piccoli laghetti collinari, come fatto in Emilia Romagna: possono essere dei preziosi serbatoi da utilizzare in agricoltura nei mesi estivi.

Opere strutturali, come il rinnovamento della rete idrica o degli impianti di irrigazione in agricoltura, necessitano di anni per essere portate a termine. In attesa e nella speranza che ciò accada, cosa si può fare?

Si devono limitare gli sprechi e il divieto di riempire le piscine con acqua potabile è una scelta che va nel verso giusto, sebbene non sia assolutamente risolutiva. Vanno poi condotti urgentemente studi per individuare nuove falde acquifere utilizzabili con la consapevolezza, tuttavia, che in molte realtà di pianura tali falde sono state gravemente inquinate. Infine c'è il lato economico: se c'è una crisi c'è una crisi, vanno quindi previsti risarcimenti per tutti coloro che subiscono dei danni dai mancati raccolti.

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