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“Per vostro menefreghismo costretto alla sedazione”, lo sfogo di Fabio immobilizzato da 18 anni

“Basta trattarci come cittadini di serie B, è assurdo che ci voglia più di un mese per individuare il farmaco mortale” ha dichiarato Fabio Ridolfi che ha scelto la sedazione profonda dopo la mancata risposta dell’Asl alla sua richiesta di suicido assistito.
A cura di Antonio Palma
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"Grazie al vostro menefreghismo sono costretto a scegliere la strada della sedazione profonda" sono parole di sconforto e di rabbia quelle di Fabio Ridolfi, il 46enne di Fermignano che ieri ha annunciato di voler porre fine alle sue sofferenze in modo indolore affidandosi all'unica via possibile e cioè alla sedazione profonda dopo la mancata risposta dell'Asl alla sua richiesta di suicido assistito.

"Non ho paura. Non vedo l'ora di farlo" ha risposto Fabio ai giornalisti accorsi nella sua abitazione in provincia di provincia di Pesaro e Urbino dopo l'invito dall'associazione Luca Coscioni, che da lungo tempo ormai assiste il 46enne nella sua battaglia per una dolce morte. Fabio ha risposto alle domande con l'ausilio del puntatore oculare, l'unico strumento che gli è rimasto per comunicare col mondo esterno visto che da 18 anni è immobile, costretto a letto  24 ore su 24 senza nessuna possibilità di muovere nemmeno faccia e bocca a causa di una tetraparesi da rottura dell'arteria basilare.

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"Basta trattarci come cittadini di serie B, è assurdo che ci voglia più di un mese per individuare il farmaco mortale" ha dichiarato il 46enne marchigiano riferendosi al parere positivo rilasciato dal Comitato etico dell'Asur marche dove però hanno tralasciato le indicazioni sulla modalità di attuazione e sul farmaco da usare per il suicidio medicalmente assistito, fondamentali affinché la volontà di Fabio possa finalmente essere rispettata.

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"Non posso più continuare a soffrire a causa dei ritardi di uno Stato che mi ignora" aveva spiegato lo stesso Fabio Ridolfi in un video, sottolineando che la scelta della sedazione profonda e la contestuale sospensione di alimentazione e idratazione con la Peg prolungherà inevitabilmente lo strazio "per chi mi vuole bene”.

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"Lo Stato pur affermando che ha tutti i requisiti previsti dalla recente sentenza della Corte Costituzionale sul caso Cappato e dj Fabo, riconoscendo che le sue sofferenze sono insopportabili, gli impedisce di dire basta" hanno ricordato dall'associazione Coscioni, aggiungendo: "Fabio merita rispetto e non di essere ignorato da uno Stato che crudelmente lo costringe a una sofferenza continua e non garantisce la sua scelta legalmente attuabile”.

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