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Pensionato ucciso per una spinta. La testimone: “L’aggressore mi ha detto: ‘se parli ti do fuoco’”

Il racconto dell’amica che ha assistito all’aggressione di cui è stata vittima Paolo Marangon: il 67enne, pensionato, di Chioggia, è caduto a terra e ha battuto il capo dopo aver ricevuto alcuni schiaffi da un 26enne. Ora il giovane è indagato, ma ancora in libertà. “Lui sa dove abito, come posso stare tranquilla?” si chiede Daniela.
A cura di Biagio Chiariello
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"Non riesco a chiudere occhio, sto prendendo dei tranquillanti perché ho davanti a me ancora quella scena, sento ancora il rumore della testa di Paolo che sbatte a terra, sento le minacce di André che dice di volermi dar fuoco, possiamo vivere così". A parlare è Daniela Tiozzo, l'amica di Paolo Marangon, il 67enne, pensionato picchiato da un bullo 26enne sulle scale di un condominio a Sottomarina di Chioggia, dopo un banale diverbio, e morto nella tarda serata di ieri, lunedì, all’ospedale all’Angelo di Mestre (Venezia).

André M. è ancora libero. Il pm di turno che lo ha iscritto nel registro degli indagati con l'accusa di omicidio preterintenzionale, ha infatti ritenuto non ci fosse pericolo di fuga, pertanto il 26enne è stato denunciato a piede libero.

Stando a quanto ricostruito, era seduto sui gradini del condominio in cui abita la donna, Paolo, per farsi strada tra le biciclette abbandonate, lo ha urtato involontariamente. Nulla più di una semplice spinta. Eppure André ha reagito rincorrendolo e sferrandogli un colpo secco al volto, facendogli sbattere il capo a terra in modo violentissimo. Una terribile scena che Daniela ha ancora davanti agli occhi.

Sabato sera sarebbe dovuta andare a mangiare una pizza con Paolo.

Ero a parecchi metri da loro e quando Paolo è caduto a terra ho sentito un colpo sordo, mi sono avvicinata e André mi ha detto ‘stai tranquilla non gli è successo niente, se parli do fuoco a te e alla tua macchina‘, io l'ho sempre evitato perché sapevo che era un attaccabrighe, sono vent'anni che per colpa di questa gente dormiamo con un occhio aperto e siamo reclusi dentro alle nostre case", racconta al Corriere del Veneto.

Daniela Tiozzo e Paolo Marangon si conoscevano "da qualche anno, eravamo due persone sole che si fanno compagnia, lo avevo conosciuto in una circostanza triste, per la morte di sua madre. Poi ci siamo trovati bene a chiacchierare e a confrontarci, era una persona con cui stavo bene", racconta.

Ora la donna ha paura e ammette di non avere "le forze" per tornare in quella casa, dove è tornata solo per prendersi cura dei suoi cani e fare una doccia: "Non vedevo l'ora di scappare, so bene chi è l'aggressore, e lui sa chi sono io, posso stare tranquilla? Come sarò costretta a vivere d'ora in poi?" si chiede Daniela.

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