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Notizie sulla detenzione di Patrick Zaki in Egitto

Patrick Zaki, Amnesty International ammette: “Siamo preoccupati e preparati a scenario peggiore”

Le accuse più gravi a carico di Patrick Zaki, quelle di propaganda sovversiva e terroristica, non sono state archiviate e persistono nel processo in corso in Egitto sulla diffusione di notizie false attraverso un articolo su Facebook. Il ragazzo rischia 25 anni di carcere o addirittura l’ergastolo.
A cura di Biagio Chiariello
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 "C'è enorme preoccupazione. Sin dal rinvio a giudizio sospettavamo che le accuse più gravi fossero state solo congelate, ma non annullate". Queste le parole di Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia all'ANSA in merito alla vicenda di Patrick George Zaki, lo studente dell'Università di Bologna in carcere in patria in Egitto da oltre un anno e mezzo. Le imputazioni più gravi, quelle di propaganda sovversiva e terroristica, non sono state infatti archiviate e persistono nel processo sulla diffusione di notizie false attraverso un articolo online, per la precisione dieci post su Facebook che hanno portato il ragazzo a 19 mesi di custodia cautelare in carcere culminati nel rinvio a giudizio annunciato il 13 settembre. "Le dichiarazioni dell'avvocata rendono del tutto vuote quelle parole di grande ottimismo pronunciate all'indomani della prima udienza come se tutto fosse risolto o in via di risoluzione grazie a una presunta attività diplomatica del nostro governo" ammette Noury.

"Il rinvio a giudizio è avvenuto con tutte le accuse e ci sono altri atti che verranno aggiunti in due fotocopie", ha detto la sua legale, Hoda Nasrallah, parlando al telefono senza però voler chiarire quale sia la pena massima che rischia Patrick. Secondo Amnesty rischia 25 anni di carcere o addirittura l'ergastolo, stando a un'altra fonte legale egiziana. Nello specifico la legale ha parlato di "tutte le accuse" rispondendo alla domanda se il rinvio a giudizio fosse avvenuto solo per "diffusione di notizie false dentro e fuori il Paese" in un articolo sulle persecuzioni dei cristiani d'Egitto – come indicato da 10 ong tra cui quella per cui lavorava il ricercatore – o anche per istigazione alla protesta, "al rovesciamento del regime", "all'uso della violenza e al "crimine terroristico" come risulta da una velina diffusa a più riprese in questi mesi da fonti giudiziarie al Cairo. La prossima udienza per Patrick è fissata per martedì 28 settembre, sempre a Mansura, la città sul delta del Nilo dove è nato 30 anni fa.

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