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Parma, rinchiusa e picchiata dal compagno. La costringeva a scrivere ai figli di non cercarla

Il nucleo Antiviolenza e tutela minori della municipale di Parma ha eseguito una misura cautelare nei confronti di un uomo ritenuto responsabile di gravi maltrattamenti in famiglia. Dopo anni di abusi, la compagna ha trovato il coraggio di fuggire di casa, rivolgendosi ai figli e raccontando tutto.
A cura di Susanna Picone
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Chiusa a chiave in casa dal compagno, picchiata, minacciata e costretta ad allontanarsi dai suoi figli. È l’incubo che una donna di Parma avrebbe vissuto per anni per colpa del suo compagno, un uomo che nei giorni scorsi è stato arrestato. È stata la stessa vittima a trovare il coraggio di raccontare ai suoi figli – quelli dai quali il compagno aveva tentato di allontanarla – quello che era costretta a subire. L’uomo, secondo il racconto della donna, la obbligava a scrivere lettere ai figli chiedendo di non cercarla più e di lasciarla in pace perché non voleva vederli. Quando la vittima ha trovato il coraggio di rivolgersi a loro e raccontare tutto questi si sono rivolti alla polizia municipale e hanno convinto la madre a denunciare. La successiva indagine ha confermato il racconto della vittima e gli agenti del nucleo Antiviolenza e tutela minori hanno eseguito una misura cautelare di divieto di avvicinamento e contatto nei confronti dell'indagato per maltrattamenti in famiglia.

Minacciata e picchiata, la vittima aveva rinunciato anche a curarsi – Durante la sua “prigionia” la vittima, terrorizzata dalle ripetute minacce e botte, sarebbe stata costretta anche a disdire più volte interventi chirurgici perché il convivente temeva che, in ospedale, avrebbe potuto ricontattare i figli. Gli agenti della municipale hanno trovato la donna in precarie condizioni fisiche, tanto da convincerla, non senza indugi da parte sua, a farsi accompagnare in ospedale. I medici le hanno trovato una frattura del gomito e di due costole e l’hanno ricoverata. Durante tutta la fase di indagine l’arrestato ha continuato a inviare alla donna lettere minatorie e a effettuare numerose telefonate dai toni accesi e preoccupanti ai figli che l’avevano convinta a denunciare.

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