P4: il procuratore Lepore contro i politici: “Si sentono intoccabili”

L’inchiesta sulla presunta P4 va avanti e porta con sé una effluvio di polemiche sollevato anche dagli stessi magistrati che dell’inchiesta sono titolari, quelli della Procura di Napoli. Ieri il Procuratore capo, Giandomenico Lepore, in tv a Otto e Mezzo, ha sottolineato che le notizie sull'inchiesta P4 «dall'interno del corpo della Guardia di Finanza sono state portate all'esterno». Il magistrato – responsabile di un'altra inchiesta particolarmente "calda" in questo periodo come quella sull'emergenza rifiuti a Napoli -nel corso dell'intervista alla trasmissione su La7 dice che durante le indagini «fughe di notizie ce ne sono e molte. Questa indagine, partita bene, è stata danneggiata soprattutto dalla fuga di notizie».
Gli inquirenti in questi giorni si stanno concentrando soprattutto sul mondo delle Fiamme Gialle. In particolare sul generale Michele Adinolfi. Il capo di Stato maggiore della Guardia di Finanza è stato iscritto nel registro degli indagati insieme a Pippo Marra, direttore dell'AdnKronos, a seguito delle accuse di Marco Milanese, ex ufficiale della Gdf. L'esponente Pdl, già dimessosi dall'incarico di consigliere del ministro Tremonti, durante un interrogatorio ha rivelato che il generale era l'informatore Luigi Bisignani e che, per questo, aveva dato incarico a Marra di avvertire il faccendiere dell'inchiesta aperta dalla Procura napoletana nei suoi confronti.
In realtà Lepore al microfono di Lilli Gruber ha dato l’impressione che le indagini che riguardano le Fiamme Gialle potrebbero estendersi. Il procuratore non si è riferito alla posizione del solo generale Adinolfi: «Che ci siano state fughe di notizie, e molte, è un dato di fatto. A un certo punto, molti telefoni che erano intercettati sono andati sotto silenzio tutti insieme. E abbiamo capito che ci sono state comunicazioni, anche secondo quanto hanno dichiarato i diretti interessati», ha detto. In tal senso oggi su Repubblica Carlo Bonini scrive che c’è la preoccupazione «che il network di finanzieri infedeli non abbia avuto come cliente il solo Bisignani e dunque coinvolga altri ufficiali».
Lepore ha poi puntato il dito sui vertici della Gdf dove si rintanerebbero gli infiltrati che avrebbero spifferato le notizie, ancora coperte dal segreto istruttorio, sull'inchiesta dei pm Henry John Woodcock e Francesco Curciosulla P4. E in merito alle reazioni della maggioranza sulla necessità di rispolverare a breve il progetto di legge sulla stretta alle intercettazioni, Lepore ha risposto: «I politici si sentono intoccabili perché quando li tocchi c'è una reazione unanime, quasi che la politica dovesse essere una zona protetta da qualsiasi intervento esterno. Da accusatori passiamo ad accusati. Questa è l'Italia».
Il procuratore Lepore (che sta per lasciare la Magistratura per raggiunti limiti di età) ne ha anche per lo stesso Bisignani, che avrebbe detto solo «quello che gli interessava, non ha collaborato pienamente». E sul magistrato/parlamentare Alfonso Papa, risponde: «E' un'inchiesta seria e non gonfiata, come insinuato da più parti». Il deputato Pdl, indagato nell’inchiesta napoletana sulla P4 e con una richiesta d’arresto pendente alla Camera, è sotto inchiesta disciplinare anche da parte della Procura generale della Cassazione. Ora di Papa si occuperà il Csm che esaminerà anche la posizione degli altri magistrati citati dai pm napoletani; come il capo dell'Ispettorato di via Arenula, Arcibaldo Miller.