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Emergenza Rifiuti: Chi soffia sul fuoco, chi spera e chi perderà comunque…

Nella notte a Napoli ancora blocchi stradali e roghi di rifiuti. Tra rimpalli di responsabilità, ombre sulla gestione e polemiche politiche, l’uscita dall’emergenza sembra sempre più lontana.
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Emergenza-Rifiuti

Strade bloccate da sacchetti e cassonetti, cumuli di rifiuti dati alle fiamme anche in pieno giorno, proteste clamorose dei cittadini. E ancora, lavoro frenetico nelle stanze della politica, polemiche e dichiarazioni a raffica, consigli più o meno disinteressati, accuse di sabotaggi e strane coincidenze. Ecco per istantanee la situazione drammatica in cui è nuovamente precipitata Napoli nei primi giorni di una estate che si annuncia lunghissima e caldissima sotto tutti i punti di vista.

Ricapitolare le tappe che hanno portato al riesplodere dell'emergenza non è affatto semplice, così come del resto compito arduo (qualcuno direbbe finanche secondario in un momento del genere) appare l'individuazione delle responsabilità effettive, anche in considerazione del fatto che le lacune, le disfunzioni e gli sprechi hanno radici lontane nel tempo. Così come compito durissimo è quello che attende i neo amminstratori di una città, attraversata da fortissime tensioni sociali nel mezzo di una crisi che rischia di comprometterne ulteriormente l'immagine e che darà l'ennesimo colpo al settore terziario già duramente provato negli ultimi anni. E mentre il Sindaco De Magistris continua il vortice di incontri istituzionali e tavoli tecnici, stampa, media ed avversari politici non lesinano critiche e durissimi attacchi che hanno per oggetto due aspetti essenziali della questione: la comunicazione e l'exit strategy dalla crisi.

LA POLITICA DELL'ANNUNCIO? – Nella confusione dell'ultimo periodo il problema sembra essersi spostato, dai rifiuti che ingombrano le strade all'inchiostro riversato sui giornali e alle parole pronunciate davanti ai microfoni dei cronisti. Il "chi annuncia cosa" e "chi promette cosa" sembra essere diventato unico e solo metro di giudizio, mentre la spazzatura marcisce per le strade e nei quartieri la gente costruisce le "barricate del terzo millennio napoletano". E' molto probabile che De Magistris abbia commesso un errore grossolano nell'annunciare che il suo piano avrebbe "ripulito Napoli entro 5 giorni" ma, o siamo in grado di ripensare criticamente i modelli della comunicazione politica al di là del "merito dei fatti", oppure rischiamo di restare intrappolati nel vicolo cieco del giudizio "resul oriented". In buona sostanza, o si discute nel merito del piano di De Magistris e conseguentemente si valuta fino a che punto è sostenibile l'accusa del Sindaco circa il presunto boicottaggio (ed in tal caso sarebbe il momento forse di fare una seria analisi sulle commistioni fra criminalità e gestione della cosa pubblica, sull'intreccio di interessi, relazioni e rapporti che condizionano la "straordinaria" amministrazione), oppure sarebbe meglio risparmiarsi accuse generiche e giudizi sommari.

Che poi la politica dell'annuncio (così come quella della dichiarazione ad effetto magari seguita da subitanea smentita) sia uno dei "mali" della comunicazione (anche istituzionali) ed una pratica da osteggiare prima di tutto da un punto di vista ideologico è un discorso altro e di diverso tipo: e chi intende rilanciare la propria immagine speculando sull'esasperazione e sul malessere (nonchè sulla facilità con cui in tali casi ci si abbandona al concetto di "speranza"), dovrebbe sempre mostrare un maggiore rispetto per l'intelligenza dei cittadini (si tratti di un Sindaco, di un candidato sconfitto o del Presidente del Consiglio).

USCIRE DAL PANTANO (ORA O FIN DA ORA?) – Ecco il vero nodo della questione rifiuti e in misura minore la partita intorno alla quale la nuova classe dirigente si gioca gran parte della propria credibilità. E se dopo anni di delusioni, appunto annunci, soluzioni tampone e certamente parziali e temporanee, dopo anni di polvere spazzata sotto i tappeti, non dovrebbero essere nemmeno discusse misure parziali, interventi miracolosi e vie di fuga temporanee dall'emergenza, è pur vero che la situazione attuale presenta tratti di drammaticità assoluta. Liberare in fretta la città senza garanzie che l'emergenza non si ripresenti ad ogni sciopero, delibera di un Sindaco o contingenze di altro tipo? Abiurare programmi e scelte ideali (la rinuncia al termovalorizzatore e la volontà di eliminare tout court alcuni gangli di una catena inefficiente e dispendiosa) in nome di una "realpolitik dell'apparenza"? Cedere alle pressioni di stampa e media, ben evidenziate dall'istantanea (peraltro in parte condivisibile) di Galasso sul Corriere del Mezzogiorno:

Per i napoletani, come per chiunque si trovasse nelle loro condizioni, c’è ora un solo problema: ripulire le strade. Perfino la necessità di stabilire le condizioni di una soluzione duratura cede al confronto. Perciò, bando alle chiacchiere. Chi può fare, faccia. Il governo? La Regione? La Provincia? Il sindaco? Sia chi sia.

Accettare l'intervento a gamba tesa del Governo con il rischio dell'ennesimo commissariamento? Continuare nella ricerca dei "mandanti esterni del sabotaggio" e allo stesso tempo cercare di lavorare su un piano alternativo più pragmatico e meno ideologico? Insistere sulla strada del dialogo e del confronto e rifiutare "leggi speciali" e "misure straordinarie"?

Sono queste le domande che con ogni probabilità assillano De Magistris, il quale pure era riuscito nei primi atti amministrativi a dare i primi importanti segnali di quel cambio di rotta che gli era stato chiesto a gran voce dai napoletani alle ultime elezioni e nel corso di una campagna a dir poco trionfale. Il suo mandato non è mai stato quello di un "normale" amministratore, De Magistris ha il compito di distruggere barricate, azzerare assurdi privilegi e vecchie consuetudini, abbattere steccati consolidati e, stroncando una classe dirigente che ha fallito, contribuire al riscatto morale e materiale di una intera città. E sono in molti che, malgrado tutto, chiedono che ciò avvenga e non resti "sepolto dall'emergenza", con uno slancio di coerenza e di determinazione che consenta di conservare la rotta, stringendo saldo il timone pur nel bel mezzo della tempesta.

Certo, la complessità e la gravità della situazione richiedono risultati immediati, ma la (pur legittima) rabbia della gente obbliga allo stesso tempo proprio ad un rispetto assoluto che non contempla lo sbandieramento di improbabili soluzioni rapide ed indolori come pure qualcuno ha ipotizzato. La popolazione napoletana non è disposta a sopportare ulteriormente un teatrino surreale fatto di rimpalli di responsabilità, annunci e scontri dialettici, ma soprattutto non può essere nuovamente presa in giro con facili promesse e atti "straordinari" che ridiano le chiavi della macchina agli stessi ambienti che hanno enormi responsabilità su quanto accaduto. "Non ci sarà nessuno stato d’emergenza per evitare di finire di nuovo nelle mani dei poteri affaristici e criminali e dunque stiamo cercando di agire nell'ambito dei poteri ordinari": ecco una prima scelta coraggiosa e determinata che deve accompagnarsi necessariamente ad un "lavoro di squadra" intenso ed orientato al bene comune con Regione e Provincia.

Insomma, un percorso comunque lungo e tortuoso, ma da compiersi in trasparenza e legalità. Una sfida (già) decisiva per De Magistris, chiamato anche ad un vero atto di responsabilità, che implica anche l'ammissione della complessità di un'operazione di "normalizzazione" dell'intero ciclo di raccolta: altro che la Spagna, l'Olanda ed i rifiuti itineranti…

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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